«C’è un solo handicap: la burocrazia»

Cafè21, il bar promosso da un gruppo di famiglie di ragazzi Down, conquista Varese. La pasticceria Brenna: «Nella nostra famiglia c’è Gabriele e i clienti vogliono lui, ma è stata una lotta... »

– Un bar gestito da ragazzi Down è possibile e farebbe bene sia ai ragazzi che ai clienti. Lo sa chi già si avvale del prezioso aiuto di disabili nella sua attività quotidiana e dice: «I veri handicappati sono le istituzioni e la burocrazia».
Sta raccogliendo un sacco di consensi il progetto che alcune famiglie di ragazzi Down stanno cercando di portare avanti a Varese: si tratta di “Café21”, un bar-ristorazione gestito dai ragazzi aiutati da educatori e familiari.

Un’idea nata dalle difficoltà di trovare loro un impiego definitivo, una volta concluso il ciclo di studi.
«Lo comprendo perfettamente – spiega , titolare della pasticceria Brenna di piazza XXIV Maggio a Biumo – E quando ho letto di questa idea mi sono quasi commossa. Noi abbiamo inserito nella nostra “famiglia lavorativa” , un ragazzo Down di 25 anni, ma è stata una lotta con le istituzioni e la burocrazia».
Per legge i ragazzi disabili possono effettuare un solo tirocinio retribuito dal Comune (si parla 300 euro al mese), per 24 mesi. «Dopodiché o li si assume o restano in balia di loro stessi. Per il titolare di un’attività però è impensabile contrattualizzarli, perché costerebbero 25mila euro all’anno, ma chiaramente non hanno la stessa resa lavorativa di un dipendente».
In un anno un ragazzo Down impara a svolgere alcune mansioni, «ma non sono sufficienti per renderlo indipendente. Gabriele è bravissimo, è un valido aiuto e ci sa fare con i clienti che chiedono di lui e vogliono che sia lui a fare il caffè, anche se magari viene un po’ lungo. Ma non è indipendente e questo le istituzioni non lo comprendono». Cambiare abitudini è anche destabilizzante. «L’idea di andare a lavorare, di avere un impegno è molto importante per questi ragazzi. Interrompere la loro routine dopo 24 mesi è una crudeltà. Si rompe un equilibro e si crea un vuoto nella loro vita».
Quando Gabriele ha dovuto rinunciare per un breve periodo al suo tirocinio, «me lo trovavo in pasticceria vestito di tutto punto e pronto a servire i clienti. Averne di collaboratori così».