Circolano due auto ogni tre varesini Ma in città le quattro ruote vanno a picco

Meno auto a Varese, più auto in provincia. Dal 1995 al 2011 si sono ridotte le vetture intestate a residenti nel capoluogo e sono aumentate quelle di chi vive fuori le mura. Ma questo non significa che la Città Giardino sia diventata a misura di pedoni.

I numeri stanno in uno studio condotto dall’Anfia (associazione della filiera dell’industria automobilistica) elaborando dati Aci, pubblicato ieri sul Corriere della Sera. Nel 1995 le “quattro ruote” di proprietà dei varesini erano più di 56 mila, mentre due anni fa non si raggiungevano le 52mila.

Il che significa che ogni tre varesini, neonati compresi, ci sono due macchine. Più o meno la stessa proporzione che si registra in provincia. Anche se, in questo caso, si è conosciuta una tendenza inversa: a metà anni Novanta i veicoli immatricolati erano 480 mila e sono saliti fino quasi a quota 560 mila alla fine del 2011.

«Negli ultimi anni la tendenza nei capoluoghi è quella di uno spostamento fuori città. Ovviamente per questioni economiche, legate ai prezzi dell’abitazione e al costo della vita, ma anche per la ricerca di una qualità ambientale che spesso in città non si trova più», la lettura dei numeri di, presidente di Legambiente.

Le auto seguirebbero quindi i proprietari, che si trasferiscono fuori città. Anche se in realtà la tendenza non è identica. Nel 2000 sotto il Sacro Monte circolavano 52.839 vetture, il che significa che in undici anni il numero di veicoli si è ridotto di circa 1.100 unità.

Mentre la popolazione è passata dagli 80.492 residenti del 2000 ai 79.405 del 2011. Arrivando però nel 2004 a toccare le 83.611 unità. E quindi, se la questione si spiegasse con un trasloco di massa fuori città, le auto dovrebbero essere diminuite più di quanto non sia avvenuto.

Al di là di questo, però, c’è un effetto collaterale di questi numeri. Perché meno auto nei garage varesini non significa meno auto lungo le strade.

Anzi, è il contrario: «Diffondendosi sul territorio la popolazione», spiega Minazzi, «chi utilizza la città è costretto a spostarsi in macchina perché è più difficile organizzare sistemi alternativi». Si vive in provincia, dunque, dove «è più difficile abitare senza un’automobile». Ma non si rinuncia a frequentare il capoluogo, che si raggiunge usando la propria vettura. E così le strade cittadine sono sempre più trafficate. «Oggi il problema è quello di recuperare l’attrattività dei centri urbani dove c’è la possibilità di organizzare un sistema di vita meno dipendente dall’automobile».

Il fatto che vivere in città offra maggiori opportunità di scelta, a cominciare dalla possibilità di utilizzare i mezzi pubblici, viene salutato come «positivo» anche dal presidente di “Ciclocittà” . «Negativa», invece, la crescita delle automobili in provincia.

© riproduzione riservata