Ecco i lombrichi che fanno rivivere l’orto

Un lombrico può cambiare la vita… della terra di un orto. Anche di un orto urbano. Trasformando la raccolta dell’umido in un “investimento” sul futuro raccolto.

Fantasia? Niente affatto, e vi spieghiamo il perché: «Dai rifiuti organici, con l’aiuto dei lombrichi, è possibile produrre un fertilizzante naturale dalle eccezionali proprietà nutritive da utilizzare nell’orto, nel giardino o nei vasi sul terrazzo» è la ricetta di e , proprietari di una lombricoltura a Bobbiate.

«Il fine del nostro impianto – continuano – è la trasformazione degli scarti vegetali e dell’umido di casa in un fertilizzante ammesso nell’agricoltura biologica: si tratta di un ammendante, particolarmente adatto a riequilibrare le condizioni ottimali dei terreni che, per nutrire le coltivazioni, “sopportano” un continuo depauperamento, ed è affascinante produrlo con ciò che noi abitualmente scartiamo».

Insomma, un vero e proprio cambio di prospettiva: «È stato mio fratello – racconta Daniele – ad avere questa idea all’inizio degli anni Novanta ma, allora, non c’era sufficiente cultura ecologica per avviare questo progetto. Adesso è diverso: c’è molta più attenzione nei confronti di tutto ciò che è sano e “bio” e così abbiamo pensato di iniziare una piccola produzione». L’obiettivo? «Sfruttare i rifiuti vegetali – prosegue Stefano – utilizzando un processo già esistente in natura, riducendo drasticamente i costi di lavorazione e smaltimento dell’umido e ottenere, così, un prodotto riutilizzabile, naturale, ecologico».

Sono due anni che Daniele e Alberto conducono esperimenti per poter ottimizzare tutte le fasi della produzione. E adesso, riferiscono, «siamo pronti per incominciare un’ulteriore fase in cui mettiamo la nostra esperienza al servizio della collettività: siamo in trattativa con il sindaco di Cantello, , che si è mostrato così entusiasta di questa idea da inserirla nel suo programma elettorale, per condurre un progetto pilota e incominciare a trasformare in ammendante, con il nostro sistema, gli scarti organici e vegetali prodotti dai suoi concittadini. Vogliamo restituire alla terra quello che la terra ci ha donato e ai cittadini, sotto forma di fertilizzante, quello che loro hanno scartato.

Ma cerchiamo di capire di cosa, concretamente, stiamo parlando: «Abbiamo incominciato due anni fa con l’acquisto di diecimila lombrichi della specie californiani rossi con l’intento di produrre humus – illustrano i due – Poi, con il tempo, abbiamo incominciato a elaborare l’idea di nutrire i lombrichi solo con l’umido domestico e i rifiuti vegetali dei giardini così da poter produrre un fertilizzante naturale con gli scarti quotidiani».

Le due vasche per l’allevamento iniziali sono diventate, nel frattempo, quattordici e i lombrichi si sono moltiplicati fino a diventare circa tre milioni.

L’impianto non emana alcun odore sgradevole grazie a un enzima che i lombrichi producono e che annulla completamente il lezzo che siamo abituati a sentire nel nostro umido domestico, nel compost del giardino o nei letamai.

«Il processo di trasformazione del materiale con le attrezzature che abbiamo al momento – concludono – dura circa un anno, da quando incominciamo a nutrire i lombrichi a quando mettiamo nei sacchetti il terriccio prodotto. A pieno regime e con le attrezzature idonee, i tempi si ridurranno della metà».

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