«Ho perso il lavoro e la casa Il dormitorio? Ora è pieno»

Perde il lavoro, la casa e ora anche il posto in dormitorio. Sono sempre di più i poveri varesini che denunciano difficoltà nel trovare aiuto e assistenza dai Servizi Sociali del Comune di Varese.

Oggi raccontiamo la storia di Angelo, un operatore ecologico con casa e stipendio fino al 2011.

«Poi mi scade il contratto di lavoro, non mi viene rinnovato e inizia il mio calvario – racconta, senza voler lasciare il cognome per una forma di pudore – In poco tempo mi sono ritrovato senza un tetto sopra la testa e senza un euro in tasca, costretto a dormire in un dormitorio pubblico». Ospitato nella struttura di Maspero, Angelo può contare almeno di un letto caldo in cui riposarsi durante l’inverno, lontano dalla strada.

«Tre mesi fa ho deciso di partire per cercare lavoro all’estro – continua – Sono stato via due mesi. Poi, senza permesso di soggiorno, sono dovuto rientrare in Italia». E qui l’amara sorpresa: «Avevo perso il mio posto al dormitorio».

Non c’è più spazio, le stanze sono piene e Angelo comincia a dormire alla stazione dello Stato. «È un mese che vivo come un senzatetto. Vado ai Servizi Sociali quasi ogni giorno per sapere se si è liberato un letto al dormitorio o se possono darmi un aiuto, di qualsiasi tipo. Ma la risposta è sempre negativa».

Eppure tra senzatetto ci si conosce un po’ tutti, si condividono alcune zone della città, ci si ritrova per mangiare e chiacchierare. «E mi sento dire che in realtà di posti liberi ce ne sono. Che le camere del dormitorio sono vuote. Che nonostante ci sia un regolamento che vieta l’ingresso a chi beve e si droga, non viene rispettato. Mi chiedo allora perché io non ne ho diritto e venga rimbalzato da un mese con le solite scuse».

Quello che fa ancora più risentire Angelo è che «vedo gesti estremi, come quello del signore che si è dato fuoco negli uffici dei Servizi Sociali, che sortiscono più efficacia delle mie richieste, fatte sempre in modo educato e nei termini di legge».

«Il messaggio che passa è negativo e quando si è disperati, come lo sono io adesso, si può pensare di fare qualsiasi cosa». Una situazione drammatica che si aggiunge a quella che abbiamo raccontato ieri e che riguarda molti beneficiari del contributo “minimo vitale”, che non viene erogato dal Comune agli aventi diritto dal mese di febbraio.

Un bonifico che il settore minori e famiglie del comune di Varese versa a 96 persone indigenti ogni due mesi, per cifre che vanno dai 250 ai 600 euro.

Un blocco che l’amministrazione ha spiegato come conseguenza del Patto di Stabilità, che obbliga l’ente a razionalizzare le uscite fino al punto di dover lasciare senza un euro i bisognosi.

Una situazione che fortunatamente si sta sbloccando e alcuni mandati di pagamento sono già stati emessi in questi giorni, come ha confermato il segretario generale, : « Ci sono stati dei ritardi, ma ho già dato mandato di provvedere subito con i pagamenti. Tutte le pratiche dei Servizi Sociali hanno il bollino rosso. Purtroppo abbiamo un budget da rispettare e in base a quello dobbiamo gestire le uscite. Per quattro mesi abbiamo avuto altre priorità, ma adesso siamo in grado di provvedere e lo faremo al più presto, cercando di recuperare pian piano anche quello che è rimasto indietro».

Il blocco però, ha messo in ginocchio le famiglie che su quei pochi euro facevano affidamento e che servivano per la spesa e per pagare le bollette.

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