In sella a una moto siamo tutti uguali

Motoraduno con gli Amiis de Feer e il Vharese. Per una giornata speciale con i ragazzi disabili. E “La Provincia” ha fatto un giro insieme e loro

– Questa volta abbiamo toccato con mano. Per l’amor del cielo, bella piazza della Repubblica piena zeppa di moto, di tatuaggi, e giubbini di jeans tagliati. Bello vedere i sorrisi e la trepidazione in attesa della partenza. Bello assistere al via quando il rombo all’unisono di 200 motori ti catapulta su una scena da film o ti fa sentire come se fossi su una pista del motomondiale prima del semaforo verde.

Il motoraduno che da anni celebra l’unione tra gli Amiis de Feer e i ragazzi disabili dell’associazione sportiva Vharese, però, vissuto in sella è tutta un’altra cosa. C’è l’emozione di una cavalcata meccanica tra le strade di Varese, con l’orgoglio di essere per una volta dalla parte di quelli che sfilano e non di quelli che aspettano che si sfili. C’è la possibilità di capire davvero cosa provano Giorgia, Sandro, Paoletta, Fabio e tutti gli altri 25 di Vharese,

finalmente soddisfatti dopo aver atteso questo appuntamento per un anno intero. C’è – infine – la chance impagabile di cogliere le loro reazioni a caldo, a giro finito, e di capire perché uno come , presidente degli Amiis de Feer, ripeta sempre questo mantra: «Il loro sorriso ci ripaga di ogni sforzo».
Alle 10 di mattina, davanti alle Corti, ci sono già più pistoni che anime. Prima cento, poi fino a duecento motociclette di tutti i tipi e i modelli, appartenenti non solo ai centauri degli Amiis ma anche a quelli dei loro club amici: 10 arrivano da Varese e dintorni, 2 addirittura dalla Svizzera. Il raduno è diventato internazionale: oltre a Vharese ci sono gli appartenenti all’associazione New Ability del Canton Ticino, altri 8 ragazzi portati oltre confine perché vivessero questa bella esperienza. Si cercano caschi e accoppiamenti su due ruote. A centauro corrisponde disabile, al rosso dei Vharesini corrisponde il nero dei duri e puri motorizzati, a sguardo truce corrisponde sguardo che non sta più nella pelle. Fratelli.
Chi ha detto diverso? «Quando li ho visti arrivare la prima volta – confessa divertita la vicepresidente di Vharese Patrizia Esposito – ho pensato: e questi? E invece…».

E invece è una festa, ormai irrinunciabile. Foto di rito ed è il momento di partire: anche l’assessore sale in moto. “La Provincia di Varese” si accomoda su una Honda Shadow 750 di cilindrata, ospite de “I pirati di Como”. Scortato dai mezzi della Polizia Locale il corteo apre la città: via Avegno, via Dandolo, Casbeno, Cartabbia, Capolago e poi dritti fino a Calcinate del Pesce e quindi Morosolo, dove ad attendere c’è il pranzo presso il Villaggio Sos. Gente che ti guarda stranita, gente che ti saluta, gente che ti fotografa: nel mezzo di un “gregge” motociclistico ti sembra di essere dentro a un acquario da ammirare e invidiare. Ora, finalmente, iniziamo a capire.
Si arriva a destinazione. Paoletta scende dalla moto e abbraccia di slancio il suo autista. «Sono i nostri fratelloni, ci tengono a essere qui, ci fanno sentire speciali». Sandro è raggiante: quest’anno ha fatto per la prima volta parte della staffetta, le moto deputate a controllare il resto del traffico. E i motociclisti? A noi sembra persino inutile chieder loro cosa provino in questo momento: alcune commozioni a certi abbracci parlano da sole. E poi hanno appena finito di fare ciò che amano fare, per una volta con un amico in più.