La prima sindaca di colore molla la Lega «Mi sono fatta un c… così e mi ignorano»

Lega, addio. A pronunciare queste difficili parole, dopo una lunga militanza e soprattutto essere stata sindaco con la casacca verde nella provincia culla del Carroccio, è, ex prima cittadina di Viggiù. La prima donna di colore eletta nelle file del Carroccio alla carica di sindaco.

Un motivo in più, quindi, che fa pesare la sua scelta, dal momento che Sandy Cane, cui tutti riconoscono di essere stata un’ottima amministratrice, ha contribuito non poco alla visibilità e alla crescita dei consensi del partito.

Non solo a Varese, ma anche in Valle d’Aosta, dove era stata nominata reggente regionale della Lega dall’allora segretario federale .

Un duro lavoro, un “pendolarismo” politico di centinaia di chilometri da Viggiù a Gressoney La Trinitè (dove ha preso casa), per riuscire a portare avanti entrambi i suoi ruoli, quello di referente politico regionale e di sindaco di Viggiù, carica che ha mantenuto fino alle amministrative di quest’anno.

Quando ha deciso per sua scelta, nonostante le insistenze dei vertici del partito e dello stesso nuovo segretario federale , di non ricandidarsi.

Ed è proprio da allora che i problemi sono iniziati. «Da quando non sono più stata sindaco, mi hanno messo da parte» spiega.

Lo sfogo è arrivato su Facebook: «Addio! Dopo anni che una si è fatto un culo così e non venir presa in considerazione non vale più la pena fare parte di un gruppo».

Quindi ci racconta per telefono: «Ho lavorato sodo per la Lega, e quando ho smesso di rivestire la carica di sindaco, non ho più sentito nessuno, come se fossi diventata inutile».

Mentre negli ultimi due anni si è trovata a portare avanti un duro lavoro. «Dal 2013 sono stata nominata reggente della Valle d’Aosta. Alle elezioni di quell’anno, per il Senato, sono riuscita ad aumentare i consensi di un punto percentuale. Come risultato, ho saputo, e non dal segretario ma da un’altra persona, di non essere nemmeno stata presa in considerazione per le elezioni regionali. Quando mi sono data da fare senza sosta».

E quindi la decisione di uscire. «Non ha senso rimanere dentro il partito per farmi venire il sangue amaro». Se qualche malizioso la accusa di essersela presa per non essere stata nominata responsabile dell’immigrazione, visto che il suo post è stato pubblicato il giorno prima dell’ufficializzazione di , di origini nigeriane, residente a Spirano (Bergamo), risponde tranquillamente: «Non c’entra. Toni lo conosco ed è una brava persona».

A Varese i vertici del partito si dicono dispiaciuti e chiedono a Sandy di ripensarci.

«Oltre ad essere una militante è anche un’amica – spiega il segretario provinciale – Quindi mi dispiace. Va anche detto però che quando dovevamo prepararci alle amministrative, lo stesso Salvini ha chiesto a Sandy di ricandidarsi a sindaco. E questa sua uscita, a pochi giorni dalle elezioni provinciali, non è proprio il massimo».

Mentre il consigliere nazionale della Lega Lombarda , che durante quasi tutto il mandato di Sandy è stato segretario della circoscrizione leghista di riferimento, e per un certo periodo anche suo assessore a Viggiù, le chiede di ripensarci.

«Sono dispiaciuto, anche se capisco che possono essere scelte di vita. Le chiedo solo di prendere in considerazione l’idea di restare».

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