L’aereo caduto sui colli bolognesi Gli amici: «Traditi dalla nebbia»

«Traditi dal meteo o dall’aereo. Erano troppo esperti: impossibile un errore da parte loro».

Il giorno dopo il ritrovamento dei corpi di Antonio Cuviello, 62 anni, da un anno residente a Gallarate, e Gianfranco Teruggi, 63 anni di Fontaneto D’Agogna, sono tantissimi gli amici che stanno dimostrando il loro affetto e il loro dolore.

La coppia di amici, entrambi amanti del volo leggero, era decollata venerdì mattina dall’aviosuperficie Il Picchio di Borgo Ticino (Castelletto Ticino) alla volta di Napoli.

«Non sappiamo esattamente il perché di questo viaggio – raccontano dall’associazione sportiva Il Picchio – È una traversata che fai anche in giornata: vai e torni». Forse una semplice gita utilizzando il mezzo che i due amavano di più: quel Pioneer 300 che compare praticamente in tutte le foto pubblicate da Cuviello sulla propria pagina Facebook.

«Con quel tipo d’aereo, osservando le giuste tappe e non volando di notte, è tra l’altro vietato dalle norme, puoi andare a Bali e anche più in là», spiegano i compagni di volo.

Cuviello, originario di Gravellona Toce dove aveva vissuto sino a un anno fa, sposato e padre di due figlie, viene descritto come «un pilota estremamente esperto con un grande numero di ore di volo alle spalle».

Una passione, quella per il volo leggero, arrivata anni fa e portata avanti con costanza e capacità da oltre 15 anni.

Molto esperto era anche Teruggi: «Per questo ci pare impossibile l’ipotesi del malore – spiegano i compagni di volo – Che uno dei due abbia avuto un malore può essere plausibile, anche se erano entrambi molto in forma. Ma qualora questo fosse accaduto l’altro sarebbe subentrato ai comandi dell’aereo. Che tutti e due si siano sentiti male è impossibile».

Il Pioneer avrebbe urtato contro il crostone del Monte Capra, in località Zola Pedrosa, sui colli di Bologna.

In effetti venerdì mattina, quando un’ora e 45 minuti dopo il decollo si sono persi i contatti con il velivolo, la zona era coperta da nebbia molto fitta.

L’areo è sotto sequestro: saranno ovviamente eseguite tutte le perizie del caso per vagliare l’ipotesi guasto e ricostruire l’accaduto. Il pubblico ministero di turno ha disposto l’incarico per l’esame del Dna: i corpi carbonizzati non sono riconoscibili.

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