«Mio figlio ucciso dall’indifferenza»

Ucciso dall’impossibilità di trovare un lavoro e da tutti quei no che gli impedivano di vedere un futuro davanti a sé. Gabriele Cipolla, musicista di 29 anni di Gavirate, trovato morto giovedì sera a Castello Cabiaglio, si è tolto la vita. E lo ha fatto perché non riusciva a trovare un impiego. La sua strada, la sua realizzazione. «Mio figlio l’ha ucciso l’indifferenza» dice ora il padre Giuseppe Cipolla.

«Il mio bambino taciturno – racconta il padre – concreto, che sapeva dare importanza e valore al lavoro». Lavoro che Gabriele cercava disperatamente. E non lo trovava, finendo in un vortice di disagio e malessere. «Negli ultimi mesi si era chiuso: le porte in faccia fanno male. Tanto male». Un giovane intelligente ,capace di immaginarsi un futuro. Solo che nessuno gli ha dato un’occasione. «Mandava curriculum in continuazione – racconta il padre – Faceva colloqui uno dopo l’altro. Gli dicevano sempre: le faremo sapere. Ma poi non richiamavano mai». Era orgoglioso e voleva rendersi indipendente. «Io ho la mia pensione. Ma che sistema è quello che impedisce a un ragazzo di 29 anni di trovare un impiego e andare avanti?» conclude il padre.

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