«Anticipiamo e indirizziamo le sfide future della ricerca»

Si aprono le porte del Joint Research Centre: fondato nel 1957, conta oggi 1800 dipendenti

La mobilità del futuro si studia ad Ispra, nel Joint Research Centre della Commissione Europea: le politiche di regolazione e controllo sul settore automotive “post-Dieselgate” passano da qui.

Fondato nel 1957 come Euratom per aiutare all’uso pacifico del nucleare, il Centro Comune di Ricerche ha diversificato il proprio “portfolio” di attività verso diversi altri settori, allo scopo di supportare le politiche europee. «Il “policy cicle” è un sistema complesso, che viaggia molto più rapidamente rispetto alla ricerca – sottolinea, scienziato slovacco, direttore generale del Jrc – Noi lavoriamo tutti i giorni nella “giungla” della realtà, con il compito di anticipare le questioni emergenti e indirizzare le sfide della ricerca».

La “cittadella” di Ispra, con i suoi 1800 operatori, è la principale delle sei sedi del Jrc in Europa. Nell’automotive, in particolare, ha un ruolo sempre più decisivo, alla luce dello scandalo dei dispositivi ingannevoli sulle emissioni inquinanti, che ha terremotato l’intero settore.
Secondo una proposta del gennaio 2016, il Joint Research Centre avrà il compito di effettuare i controlli di conformità per la Commissione, con il ruolo di “braccio tecnico” del sistema di supervisione della Commissione che condurrà test selezionati in laboratorio e su strada sulle emissioni regolamentate. Come spiega il direttore Vladimir Sucha, il Jrc non testerà tutte le auto, compito che spetta alle autorità nazionali, ma «coordinerà il network degli esperti dei vari Paesi europei, lavorando sulla metodologia dei test, sullo scambio delle pratiche e sull’armonizzazione degli approcci. Sarà un cambio di passo».

Per implementare i nuovi compiti, serviranno più esperti e nuovi spazi per arrivare a testare «fino a 150-200 veicoli all’anno». Gli esperti del Jrc ammettono infatti che «servono controlli più trasparenti, non lasciati unicamente nelle mani delle autorità nazionali. Perché occorre restituire fiducia ai consumatori, che la realtà rispecchi quanto omologato. Sono piccoli passi avanti, da fare con cautela, perché l’automotive è un settore complesso e molto competitivo». Attualmente, il Jrc può vantare un laboratorio per i test sulle emissioni dei veicoli (VELA), per lo studio delle nuove tecnologie di riduzione degli inquinanti e di aumento dell’efficienza energetica.
Dal primo impianto per i test, inaugurato nel 2000 per le simulazioni in condizioni fisse di temperatura e umidità, si è passati ad impianti sempre più sofisticati per ogni genere di veicoli (incluso quello per i test sui soli motori dei mezzi pesanti), fino agli ultimi due impianti dedicati alla mobilità elettrica e ibrida e alle smart grid, che rappresentano la nuova generazione di veicoli puliti. «Il miglior laboratorio al mondo per i test sui veicoli elettrici» ammette il direttore del Jrc. Qui vengono testati gli aspetti relativi all’interoperabilità, alla funzionalità delle batterie e alle radiazioni elettromagnetiche, un tema sempre più attuale con l’incremento della diffusione della mobilità elettrica. Poi ci sono le unità “Pems”, sistemi di misurazione portatile delle emissioni, che vengono piazzati sugli autoveicoli e utilizzati per i test su strada (che durano tra i 90 e i 120 minuti l’uno). A partire dal know how accumulato in anni di simulazioni, il Jrc ha creato anche il “Green driving tool”, un’interfaccia online che aiuta gli automobilisti a verificare consumi ed emissioni dei loro tracciati.
Insomma, il futuro della mobilità sostenibile passa da Ispra. «Guardiamo al futuro dell’automotive» ammette Vladimir Sucha.