Futuro Sea Handling Modiano: niente spezzatino

Non si parla più di Sea Handling ridotta a uno spezzatino, ma di un suo mantenimento nel perimetro aziendale del Gruppo.

«Si parte con il piede giusto», commenta Dario Grilanda, segretario generale della Fit Cisl dei Laghi. «Usciamo rincuorati dal primo incontro con i nuovi vertici di Sea che ci hanno detto di voler mantenere l’intera azienda e di voler salvaguardare l’occupazione. Certo, il futuro di SeaH resta ancorato agli incontri con la commissione europea, ma possiamo manifestare un cauto ottimismo».

Anche i numeri (dei circa 2.400 dipendenti di SeaH, 1.600 andrebbero in altre società, 300 rientrerebbero in Sea e 500 sarebbero licenziati) messi nero su bianco dal comune di Casorate Sempione nella relazione conclusiva del semestre di presidenza del Cuv, «non sono validi per Sea», riporta Grilanda che ha chiesto conto personalmente delle cifre diffuse dal Consorzio di comuni attorno a Malpensa.

«Non c’è un’effettiva volontà dell’azienda di disfarsi di SeaHandling». Il neo presidente Pietro Modiano (insieme al presidente di SeaH Edoardo Lecaldano e a Luciano Carbone, chief corporate officer di Sea) ha voluto incontrare le diverse sigle sindacali in riunioni separate, un sindacato alla volta.

Per la Fit, oltre al varesino Grilanda, l’altro ieri, c’erano il segretario generale della Fit Cisl Lombardia Giovanni Abimelech e il segretario regionale del trasporto aereo Alfredo Rosalba. «Si è parlato della “sanzione” a carico di SeaH e degli incontri da tenere con la commissione europea, fermo restando il forte interessamento delle istituzioni e il supporto politico del governo e del ministro ai Trasporti», riporta Grilanda. Sea non sarebbe, insomma, sola. «Il che è già un buon segnale».

Ma resta il nodo di fondo per uno scalo che continua a non decollare. «Malpensa sta morendo perché manca il lavoro», è il carico da novanta messo sul tavolo da Grilanda.

I dati di giugno, rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, mostrano un traffico domestico diminuito del 20%. «Alitalia, a Malpensa, ha realizzato -40% di passeggeri nel traffico nazionale e delle 8 nuove rotte che si apriranno a Linate, 6 sono doppioni di voli già operati a Malpensa», sottolinea Grilanda. «Cosa si vuole fare? Non crediamo all’impegno intercontinentale annunciato da Alitalia Cai su Malpensa: con quali voli alimenterebbe le tratte di lungo raggio? Riempirebbe i voli per Shanghai od Osaka solo con i passeggeri della zona?» Chiosa il segretario Fit: «Servono tutele per le compagnie che vogliono investire su Malpensa, che almeno abbiano la certezza di poter lavorare in pace senza un’Alitalia ormai privata che mette i bastoni tra le ruote»

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