«In 3D la realtà prende forma con un clic Investite e sarete protagonisti del futuro»

Luca Perencn, consulente informatico, ha puntato tutto sull’internet delle cose e la nuova stampante: «Non soltanto big: le piccole imprese possono ridurre i costi. La formazione? Vedrete, si ripaga tutta»

Stampanti 3D, coworking virtuale, oggetti che prendono vita tramite internet: non è un film di fantascienza, ma la realtà quotidiana di Luca Perencin, consulente informatico di Lonate Pozzolo. Il suo interesse per tutto ciò che è innovazione e “internet delle cose” lo ha portato ad essere un professionista affermato in campi che, per molti, sono ancora parte di un futuro di là da venire. «Invece è tutto possibile e accessibile oggi, è quel che cerco di far capire ai miei clienti e in generale alle persone con cui vengo in contatto –

spiega – La stampa 3D è l’esempio più adatto: offre, già oggi, enormi possibilità, ma per i più sembra ancora qualcosa più appartenente al ramo fantascienza». E il lavoro di Luca consiste proprio nel far diventare realtà questa frontiera, per lui già non più così nuova come sembrerebbe. «Le applicazioni di una stampante 3D sono innumerevoli – spiega Luca – e il mio lavoro non è tanto vendere la stampante, ma adattarla alle esigenze delle aziende e dei privati, per facilitare loro la vita, facendo risparmiare tempo e anche denaro».

Il cliente più strano con cui gli è capitato di lavorare è stata una nota pasticceria milanese, che oggi produce sculture di cioccolato fatte con la stampa 3D. «Hanno iniziato per un evento esclusivo alla Rinascente di piazza Duomo, ma ora è il loro marchio di fabbrica. E chi comanda la macchina è un loro pasticcere, formato da me». Perché una stampante a tre dimensioni non è, ovviamente, facile da usare come una normale: «La prima difficoltà sta nel materiale usato – spiega Perencin – nylon, abs, o lo stesso cioccolato diventano modellabili dalla macchina a temperature diverse, per esempio. E poi il passaggio dal progetto alla stampa va portato avanti con tutte le impostazioni specifiche del caso». Tutti ostacoli che, però, a quanto pare vale la pena di sorpassare: «L’esempio reale che faccio a tutti è la Ducati, celeberrima fabbrica di motociclette. Grazie alla stampa 3D, per costruire un prototipo oggi ci mettono due settimane, invece delle diciotto che servivano prima. È facilmente intuibile come questo abbia permesso anche di tagliare i costi». Il risparmio che questa tecnica potrebbe portare in un’impresa più piccola è tutto da calcolare: probabilmente, in certi casi, investire in stampa 3D potrebbe fare la differenza tra sopravvivere o diventare protagonisti del mercato, grazie ad esempio alla riduzione drastica dei costi di produzione dei prototipi, stampati in casa con una macchina di piccole dimensioni e nel numero di pezzi strettamente necessario. Il nostro territorio, quindi, con piccole o medie imprese ad ogni angolo, sembrerebbe l’ideale. Invece i clienti di Luca arrivano soprattutto da lontano: «La perplessità che incontro è spesso legata alla necessità di formare uno o due dipendenti per usare la stampante – spiega Perencin – eppure è quello il passaggio chiave del successo».

Ma uno come Luca Perencin non si arrende facilmente. Per questo ha fondato, insieme ad alcuni colleghi, “No Labs”. Un vero e proprio “coworking virtuale”: un gruppo di professionisti di diverse tipologie, dal marketing all’IT, dai social media alla progettazione di oggetti automatizzati ad hoc, i professionisti di No Labs lavorano sia autonomamente che come collettivo. «È un modo diverso, alla portata di singoli professionisti, per offrire al cliente un pacchetto completo di servizi – spiega Perencin – io porto stampanti 3D e formazione, ma magari il mio cliente ha bisogno anche di formazione per social media marketing, oppure di una consulenza informatica “classica”, per riorganizzare la rete aziendale. Ecco che sono io a proporre uno dei miei colleghi di No Labs per soddisfare il bisogno del cliente, facendo rete tra professionisti». Un’idea che prende le mosse dai coworking “reali”, quegli spazi dove architetti, giornalisti, designer e altro ancora lavorano negli stessi spazi, incontrandosi, confrontandosi e creando progetti insieme. E il nome “NoLabs”, deriva proprio dal fatto che uno spazio reale non esiste. «Certo, averlo sarebbe molto utile. Ma per uno spazio reale che non c’è, quello virtuale, fatto di scambi continui e paritari tra noi tramite e-mail o social network, è vivo e vitale. E dà una mano a tutti».