Ci si indigna per i disabili soltanto quando fa comodo

Il media manager di Renzi l’ha fatta grossa. Quella sua indicazione scritta (“Pubblicare tutte le foto tranne quella con il disabile”) e poi uscita su Facebook (la frase, non la foto) per un’imperdonabile svista ha scatenato un putiferio. Gaffe, scivolone, mancanza di rispetto: tutti quanti hanno voluto dire la loro e tutti quanti hanno puntato il dito contro il Premier. Qui non è che si voglia difendere Renzi, però. Però non scherziamo. Per prima cosa, un ripassino di normativa a riguardo: perché

è vietato (dalla legge, ma pure dal buonsenso) pubblicare senza autorizzazione le foto in cui si dà indicazione dei cosiddetti dati sensibili relativi al soggetto ritratto. Quindi, no: non si può pubblicare la foto di un disabile senza il suo consenso, anche se scattata ad un evento pubblico. Quindi, sì: il media manager di Renzi ha fatto bene a chiedere di non pubblicarla (poi si poteva evitare di postare il messaggio con la richiesta, ma questo è un altro discorso)

Chiarita questa cosa, andiamo oltre. Perché questa levata di scudi, questa indignazione a comando a noi fa venire il voltastomaco. Se la foto di Renzi con il disabile fosse stata pubblicata gli stessi che ora lo stanno attaccando per quella richiesta lo accuserebbero di voler sfruttare la disabilità e colpire la sensibilità della gente. Per favore, piantatela lì: utilizzate i mezzi che volete per le vostre scaramucce politiche, ma lasciate fuori chi sta male. Ieri in provincia di Novara un padre ha ucciso il figlio autistico e poi ha tentato il suicidio perché spaventato da quello che sarebbe stato il futuro del suo ragazzo dopo di lui. Le storie di disabilità per cui riflettere e indignarsi sono queste.