Cronaca nera, reazioni offese e rispetto verso le donne

Fare cronaca è un mestiere difficile. Fare cronaca nera, cioè occuparsi di crimini, è difficilissimo. Documentarsi riesce arduo perché le fonti ufficiali possono risultare avare, le testimonianze frammentarie, le vicende così complesse da determinare – sotto l’incalzare degli avvenimenti – una ricostruzione non definitiva e sempre migliorabile col passare del tempo, l’aumentare delle notizie, il moltiplicarsi delle voci raccolte. Questo non significa venir meno al rispetto verso la deontologia professionale, le persone interessate, le sensibilità coinvolte.

Anche in occasione del delitto di Laveno Mombello – dove un uomo ha ucciso la moglie – abbiamo seguito il solito metodo di lavoro, riportando le dichiarazioni dell’omicida messe a verbale e quelle dell’avvocato della controparte. I risultati hanno sollevato alcune critiche, di cui trovate documentazione nella pagina delle lettere. Il rimprovero è di prevenzione verso la vittima, il che non era certo nelle intenzioni e, a nostro avviso, non lo è neppure nei fatti, ovvero negli articoli pubblicati. Sappiamo, tuttavia, che il malinteso spesso accompagna la comunicazione. Ci duole quando lo scrivere causa una reazione offesa, e ci duole maggiormente quando essa arriva anzitutto dal pubblico femminile, verso cui attenzione e riguardo sono massimi. Se, come alcuni lettori segnalano, verrà avviata una raccolta firme a difesa di una corretta informazione sul femminicidio e qualsiasi altra forma di violenza contro le donne, la nostra testata sarà la prima ad aderire, riconfermando, ancora una volta, la condanna di atti che non possono e non devono avere attenuanti o giustificazioni a mezzo stampa.