Riecco i droni al confine E stavolta volano di notte

LUINO Torneranno a volare sui cieli ticinesi, al confine con il Varesotto, i droni. I piccoli ricognitori senza pilota comandato a distanza dalle Forze aeree svizzere, riprenderanno infatti le loro perlustrazioni aeree nell’area di frontiera. Lo ha comunicato ufficialmente nelle scorse ore il corpo delle Guardie di confine. I sorvoli inizieranno nei prossimi giorni e si protrarranno per circa due settimane. Il drone decollerà da Locarno-Magadino. In programma ci sono una serie di “missioni” soprattutto notturne che sfrutteranno al meglio le doti tecniche del mini velivolo.

Lungo 4,6 metri e con un’apertura alare di 5,7 metri, decolla da una rampa mobile e sono telecomandati dal suolo grazie ad una consolle. Può volare a oltre 200 chilometri orari su una distanza di 100 chilometri e raggiungere un’altitudine di 4500 metri.
In queste operazioni saranno però utilizzati principalmente i suoi sensori a infrarossi in grado di rilevare e trasmettere immagini e scattare fotografie anche di notte. Sono previsti voli ad una quota di circa 3000 metri. Le immagini trasmesse a terra permetteranno di facilitare l’attività delle pattuglie sul terreno (Guardie di confine e Polizia cantonale). «Lo scopo  – spiegano le Forze aree svizzere e le Guardie di confine – è quello di intercettare tempestivamente i movimenti lungo la zona di frontiera e impedire azioni illegali». Compito al quale questi mini aerei radiocomandati si adattano perfettamente: con una sofistica consolle di visualizzazione che da terra permette di governare sia l’areomobile che i suoi sistemi di osservazione e ricognizione video e fotografica. Trasformandoli in una sorta di Grande Fratello aereo e infallibile, mutuato direttamente dagli apparecchi militari, in grado di volare silenziosamente e offrire una panoramica, senza errori, della situazione. Proprio grazie a questo tipo di sorveglianza, l’autunno scorso il corpo delle Guardie di confine è riuscito ad intercettare una banda attiva in Canton Ticino dove si dedicava ai furti nelle fabbriche. I cinque arrestati, tutti di origine est europea, avevano commesso furti per diverse centinaia di migliaia di franchi raggiungendo il Ticino dai valichi del Varesotto e del Comasco. Da dove erano stati seguiti dal drone senza che potessero accorgersene. «Il rumore degli apparecchi – assicurano le guardie di confine – è infatti simile ad un ronzio che solo in rare situazioni può essere udito dalla popolazione». E ovviamente dagli obiettivi che saranno osservati.

b.melazzini

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