Il Ticino dice no al burqa «E adesso tocca a Varese»

Linea dura oltreconfine. Galparoli (Fi): «Io c’ero arrivato prima». Già approvata la mozione: «Momento difficile, va applicata subito»

– La Svizzera fa sul serio: il parlamento ticinese ha appena dato il via libera definitivo alla legge anti-burqa sulla «dissimulazione del volto»: nei luoghi pubblici, in pratica, nessuno potrà tenere coperto con il velo o qualsiasi altro tipo di indumento. Chi trasgredirà il divieto andrà incontro a multe dai cento ai diecimila franchi. Nessuna eccezione è prevista per i turisti e dunque il Ticino è diventato il primo cantone svizzero a dotarsi di una legge anti-burqa, approvata da un referendum popolare. Oltre confine le polemiche non mancano e l’imprenditore franco-algerino ha ribadito che è disposto a pagare tutte le multe che le autorità ticinesi infliggeranno alle donne che indossano il burqa: «Ho un sito internet con il mio nome e quindi è facile contattarmi» ha detto, spiegando come le donne eventualmente multate potranno farsi pagare l’ammenda.

A Varese plaude i vicini svizzeri. Il consigliere comunale del centrodestra era stato uno dei precursori della legge ticinese: «Quest’anno – spiega – ho presentato una mozione relativa al divieto di dissimulazione del viso che ha avuto la maggioranza e l’unico voto contrario da parte di , di Sinistra Ecologia e Libertà. L’astensione del Partito Democratico legittima in un certo senso la mozione, riconoscendo l’esistenza del problema, altrimenti chi si è astenuto avrebbe espresso voto contrario».

Galparoli ora chiede l’applicazione della mozione: «Spero che prima delle elezioni comunali, il provvedimento sia inserito nel regolamento della Polizia Locale. È un tema di attualità dopo i recenti attacchi terroristici in Francia e soprattutto perché la Svizzera si è mossa analogamente, in seguito al referendum». Ribattiamo che il terrorismo non c’entra nulla con chi porta veli o burqa e Galparoli insiste: «Veli e mascheramenti non fanno parte della nostra tradizione culturale, rappresentano un problema per la sicurezza e c’è poi una questione di rispetto nei confronti della donna».

A Galparoli ricordiamo anche che a Varese non girano tutti i giorni donne con il volto coperto. E lui risponde così: «Anch’io non ho mai visto nessuno che stupra una donna eppure c’è una legge contro la violenza sulle donne. È meglio prevenire che curare. Se andate in giro mascherati, rischiate di essere fermati dalla Digos e denunciati. La legge è uguale per tutti e la mia mozione, che non è un fatto ideologico ma pratico, ha permesso a Varese di essere l’unica città italiana in cui il burqa è vietato». Ora si attende solo l’applicazione della mozione, come ribadisce Galparoli che a suo tempo era stato intervistato sia dalla televisione svizzera che dal settimanale di Rai 3 Report: «La sicurezza non è soggettiva ma è un problema sentito da tutti. A Varese c’è la percezione che alcune zone siano meno sicure di altre. La prossima campagna elettorale avrà come tema forte la sicurezza. Ripeto: meglio prevenire che curare».