Cantù – Varese: le pagelle biancorosse

Alberto Coriele dà i voti ai ragazzi di Gianmarco Pozzecco sconfitti nel derby al Pianella per 91-83

La mette al secondo colpo, però non si tira mai indietro. Anche se non gli entra più, continua a provarci, da tiratore vero. Ha grande personalità, questo è vero, ma sbaglia davvero tanto. In una partita così, ci attendevamo molto di più.

È attesissimo. Palla ad Eric e gli altri corrono. A piazzarli ci pensa lui. Assist anche dietro la schiena, inizia che è un piacere. Però non difende. Con lui sul parquet la squadra fatica tremendamente, subisce trenta punti nel solo primo quarto. Il suo impatto con il campionato italiano si rivela più difficile del previsto. Riprende però a carburare nel finale,.

Poz gli concede spazio nel secondo quarto, lui prova subito a ripagare la fiducia con un tripla che per sua e nostra sfortuna muore sul ferro. Poi non si vede praticamente più.

Tira fuori la personalità, senza Kuba per lui c’è più spazio e sembra volerselo meritare tutto. Piazza una tripla, che non è il suo marchio, poi si guadagna un canestro e fallo. Purtroppo però si ferma lì.

Il suo ingresso sul parquet coincide con un tentativo di rimonta di Varese, dopo il primo quarto disastroso, anche perché la squadra torna a difendere. Però viaggia sempre a marce basse, troppo basse per questo campionato. Non c’è cambio di ritmo.

Lo servono alto, lo servono in corsa, gliela passano in ogni modo. A volte entra, poche, e molte altre volte va fuori. Sceglie sempre la potenza, anche a costo di finire sul ferro. Rientra solo nel finale dopo essere stato seduto a lungo. E riprende a schiacciare. Alla fine fattura 14 punti, ma in difesa sonnecchia e a rimbalzo soffre.

Il meno acclamato, alla fine è sempre una certezza, una garanzia. Il suo apporto senza Kuba è sempre più importante. Non si tira mai indietro, nei primi due quarti si prende la squadra sulle spalle, segnando tanto e sbagliando comunque altrettanto. Ed è sempre lui a riportare sotto Varese nel quarto periodo. Non smette mai di lottare, di attaccare e di difendere. Il resto sono venti punti.

Quando il passivo si fa pesante, inizia a buttarsi dentro per rintuzzare. La sua partita sembra finire su quella caduta, con la caviglia dolorante. Però dopo l’intervallo lungo è ancora lì, stringe i denti, ci prova anche dall’arco ma dimostra che non è il suo terreno quello. Non molla fino alla fine.