C’è un varesino che sogna la Formula 1 «Ultima gara a Jerez. Chissà se ci sarò»

Da Varese ai circuiti di mezza Europa, il volante tra le mani e nel cuore il sogno di diventare pilota professionista. Magari nel grande Circus della Formula 1. Il varesino Alessio Rovera, 19 anni compiuti lo scorso 22 giugno, dopo aver conquistato nel 2013 il titolo italiano di Formula Abarth, ha confermato quest’anno il proprio talento: alla prima esperienza nel campionato di Formula Renault Alps, con la sua monoposto del team Cram Motorsport, è salito per tre volte sul podio (un secondo posto in Austria, un secondo e un terzo posto a Monza).

«Sono abbastanza soddisfatto, anche se mi aspettavo di fare qualcosina in più – dice Rovera – Da una parte sono contento, perché siamo riusciti a ottenere buoni risultati con poche giornate di test e un budget ridotto. Però puntavo a finire nei primi tre in classifica». (A una gara della conclusione, Rovera è sesto nella generale ndr).

Altri piloti, disponendo di un budget maggiore, sono riusciti a fare molte più prove di me. Fondamentalmente la differenza è stata questa. E sempre per motivi di budget non so ancora se parteciperò alla prossima gara, a Jerez.

Non lo so ancora, ma non credo che succederà. In ogni caso, vediamo se arrivano buone proposte e poi valutiamo.

Guidare in Formula 1 sarebbe il massimo. Ma mi rendo conto che per arrivarci servono supporti ingenti.

Più realisticamente, mi accontenterei di diventare pilota professionista. Sarebbe già un bel traguardo.

Sono sempre stato attratto da questo mondo, fin da piccolo, anche perché mio padre aveva una squadra. A 13 anni ho iniziato con i kart e i risultati sono stati subito buoni. E l’anno scorso ho deciso di passare alle monoposto.

Il mio punto di forza è la costanza in gara. E in qualifica sono abbastanza veloce, riesco a sfruttare bene la gomma nuova.

Nessuno in particolare. Mi piace Hamilton, sono un suo tifoso, ma non posso dire di ispirarmi a lui.

Tra i circuiti sui quali ha corso, quale le è piaciuto di più?

Pau, in Francia. È un circuito cittadino, una mini Montecarlo. E anche i posti intorno alla pista sono incantevoli.

Sono all’ultimo anno di ragioneria, poi andrò all’università, anche se non ho ancora deciso quale facoltà scegliere. Continuerò gli studi, e se dovessi avere ancora l’opportunità di correre, tanto meglio.

Mi pesava di più quando correvo con i kart, perché andavo via già al mercoledì. Da quando corro con le auto, manco da casa dal venerdì alla domenica, e gli impegni scolastici ne risentono meno.

Sì, perché comunque uno sport come l’automobilismo incuriosisce parecchio. Gli amici mi seguono e quando possono vengono a vedermi. A Monza erano tantissimi.

L’anno scorso a Vallelunga: esordio e vittoria. Meglio di così…

Durante la gara pochissimo, sono totalmente concentrato su quello che faccio. Invece il primo giro delle prove libere me lo godo proprio: in quel momento emerge anche il lato divertente della cosa.

Siamo molto affiatati, ho due sorelle più grandi che quando possono vengono a fare il tifo. Se faccio questo sport, è anche grazie alla mia famiglia.

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