«Ho un solo modo di amare il mio lago: raccontarlo»

L’intervista a Luca Broggini: direttore sportivo della Canottieri Varese

Il cimelio più bello – e si parla di quelli che hanno forma e sostanza, non delle sensazioni, dei sentimenti e dei ricordi che albergano nell’anima – è un messaggio di Giampiero Galeazzi. Una cosa tipo «… auguri a Luca affinché l’allievo superi il maestro», custodito gelosamente nella memoria fotografica del telefonino. Perché quando si spende il nome di Luca Broggini lo si fa soprattutto per indicare la “voce” del canottaggio varesino ed è allora evidente che la testimonianza di affetto di colui che ha decantato le pagine più

indimenticabili del remo italiano sia qualcosa di speciale da serbare con cura. La storia d’amore fra questo giovane varesino e il canottaggio, però, ha talmente tanti capitoli da essere capace di raccontare una vita intera: Luca è il direttore sportivo della celebre Canottieri Varese, lavora presso l’Australian Institute of Sport a Gavirate, piccolo pezzo aussie in riva al lago di Varese, è stato atleta, allenatore e infine parte integrante dell’organizzazione degli eventi remieri che negli ultimi anni hanno dato lustro al nostro bacino (la FISA Coaches Conference 2011, gli Europei 2012, la World Rowing Master Regatta 2013, i Mondiali under 23 del 2014 e la seconda prova di Coppa del Mondo nel 2015, in attesa della prima del 2016). Raccontarla serve a conoscere il personaggio, l’evoluzione del remo varesino e il suo futuro, nonché richiamare l’attenzione sulla madre di tante fortune per Varese: il suo territorio, fusione superba di lago e monti.

Nel 1998, quando ho incominciato a remare. Allora non conoscevo la grande verità di questo sport: è una porta di sola entrata, ci resti dentro per sempre. La prima emozione è stata il lago: scoprii che esisteva una “palestra” fatta non di quattro mura, ma di natura, silenzio, animali visti da vicino, d’estate e d’inverno. Mi ha catturato e non mi ha più lasciato.

Sì, smisi con l’agonismo nel 2005 e diventai allenatore giovanile nel 2007, studiando nel frattempo Scienze della Comunicazione all’università. Un giorno, quasi per gioco, mi chiesero di commentare una gara alla Schiranna e la stessa cosa successe poco dopo a Corgeno. Fu così che mi arrivò la richiesta della Federazione, nel 2009: diventai la voce di tutte le competizioni nazionali e internazionali, prestandomi per i Giochi del Mediterraneo, per i Campionati Mondiali di Costal Rowing a Bari nel 2011 e poi per tutti gli eventi varesini degli ultimi anni.

La cerimonia di apertura dei Mondiali under 23 ai Giardini Estensi. Le squadre che sfilarono da tutto il mondo, gli spettatori, l’atmosfera che Varese regalò quel giorno di luglio: mi sono sentito come se fossi alle Olimpiadi, nel “giardino” di casa però.

Nel dicembre 2010 mi avvicinò un signore con l’accento straniero e mi chiese se volessi presentare l’inaugurazione dell’Hub australiano di Gavirate in programma il 3 marzo del 2011. Da lì è iniziata una nuova strada: oggi sono amministratore del Centro e mi occupo di contratti, di gestione, degli appalti e di tutta quella burocrazia che “un’azienda” come quella deve affrontare.

Per tante ragioni. Il lago di Varese è perfetto per il canottaggio: di giuste dimensioni, piatto, senza vento, con poco traffico di imbarcazioni a motore. È quasi unico al mondo. Ma a fungere da spinta è stato anche il ciclismo: in un raggio di pochi chilometri trovi una varietà di percorsi invidiabile. Oggi da Gavirate passano 20 squadre australiane diverse all’anno, non solo canottaggio e ciclismo: viene la canoa, la pallavolo, il calcio, il basket, l’atletica leggera, la pallacanestro per disabili. Sono arrivati in riva al lago campioni come Ian Thorpe o Cadel Evans. L’Hub è diventato la casa europea dello sport australiano, con vantaggi enormi per gli sportivi di quella nazione.

Tutte le competizioni più importanti vengono preparate a Varese: si evitano viaggi inutili da una parte all’altra del mondo, si risolvono i problemi di fuso, i cambi di stagione. E il risparmio economico è sensibile.

Vogliamo tornare grandi dal punto di vista agonistico oltre a esserlo sotto il profilo organizzativo. Con il presidente Mauro Morello stiamo aprendo un nuovo corso alla presenza di un grande allenatore come Gabriele Martinato. L’obbiettivo è quello di creare una famiglia che sappia insegnare ai ragazzi la passione e la disciplina, dando a tutti la possibilità di amare questo sport e di non lasciarlo in giovane età come succede in altre discipline. I campioni non si costruiscono: vengono fuori di conseguenza. Da direttore sportivo il mio impegno sarà questo.

Sì, vincere una medaglia ai campionati italiani con un “otto” della Canottieri Varese, l’imbarcazione più storica, la stessa che nel 1948 gareggiò – completamente varesina – alle Olimpiadi di Londra. Sarebbe un grande risultato per una società dilettantistica come la nostra, ma anche una base di partenza per raggiungere ulteriori traguardi.