Iacolino e gli ultras faccia a faccia. Squadra nel mirino, in primis Ferri

I vertici societari non fanno parlare in sala stampa il mister, che però affronta e dialoga con i tifosi

Una contestazione pesante, feroce; di quelle da giorni cruciali. Che parte dalla Curva ma che coinvolge tutta la marea biancorossa, tifo moderato compreso.

Fischio finale, sconfitta 2-1, i giocatori vanno verso gli ultras e ci parlano per qualche minuto; poi attraversano il campo e devono affrontare anche la rabbia del settore ospiti della tribuna, occupato da tanti dei sempre presenti che, mai prima d’ora, si sono visti così furibondi.

Mentre il direttore sportivo Alessandro Merlin prende la via della sala stampa e inizia a parlare, all’esterno dello stadio di Voghera esplode e tracima la rabbia: gli ultras contestano mister Salvatore Iacolino e lo chiamano, chiedendo un confronto faccia a faccia; intorno a loro tanti altri tifosi che si preparano ad ascoltare. Iacolino arriva e, scortato da Paolo Basile, ci mette la faccia.

La curva parla netto: «Come fa questa squadra, che non è scarsa, a giocare e perdere così?». Nessuno chiede la testa dell’allenatore: «Non ce l’abbiamo con te e il tuo palmares parla al posto tuo: ma bisogna trovare delle soluzioni». Nel mirino degli ultras qualcuno c’è; la squadra in generale e, in primis, capitan Ferri, di cui non vengono accettati atteggiamenti e dichiarazioni: «Mister, Ferri non merita di portare la fascia al braccio». Il perché filtra tra i presenti: nel colloquio in campo a fine gara Ferri avrebbe giustificato l’ennesima

sconfitta dicendo che la squadra non è all’altezza. Un ragionamento inaccettabile (al pari delle sue urla contro Arca in occasione del primo gol per poi regalare il secondo…) da parte del capitano e di un giocatore che dovrebbe essere un esempio e una guida per i compagni, soprattutto i giovani; parole che i tifosi hanno condannato con una richiesta forte.

Che poco funzioni in casa Varese è lampante: dopo 7 giornato il conto dice 2 vittorie, 1 pari e 4 sconfitte per la pochezza di 7 punti; 12 le lunghezze di distanza dalla vetta occupata da Gozzano e Caronnese, 10 dall’OltreVoghe terzo affrontato ieri.

Tutto il pubblico rimprovera la mancanza di carattere e qualcuno ora deve spiegare (e prendersi le responsabilità) di ciò che sta accadendo. Per Iacolino la squadra è forte, per Merlin altrettanto; ma il valore “sulla carta” della squadra non si è mai trasformato in realtà: si capisca chi merita questa maglia e si vada in fondo (o anche al fosso: ma almeno con onore) insieme a loro.

1) La dirigenza non può far parlare mister Iacolino solo con un gruppo ristretto e non con chi porta la sua voce a 5000 (o più) persone che seguono il Varese. È già la seconda volta. E non aveva senso nemmeno la prima.
2) Inaccettabili da parte degli ultras gli insulti a giornalisti e fotografi che seguono il Varese su tutti i campi, chi da anni, chi da decenni. Chiarimenti e discussioni si possono avere, purché civili: chi supera il limite (e ieri è stato fatto) ha sempre torto.