Il “torto” di Andrea Abodi? Una B bella e vincente, quindi grazie

Al capo della serie B Andrea Abodi, vittima di una campagna mediatica all’italiana (quando sei sulla cresta dell’onda ti lisciano ma appena vai in difficoltà ti seppelliscono sotto una montagna di palta, dimenticandosi di tutto il bello e il bene precedenti), noi diciamo: non mollare e vai avanti così.

Abodi è entrato nell’occhio del ciclone (anzi del ciclope, che vede metà della realtà) per due motivi precisi, che non c’entrano nulla con la presunta macchia che gli viene imputata e cioè, in sintesi, avere sbagliato ad autorizzare la riduzione della B a 21 o 20 senza ripescaggi.

1) Ha sostenuto dall’inizio Tavecchio. Ma che male c’è a schierarsi con chi promette vantaggi alle tue 22 squadre promettendo più visibilità e contributi, se sono proprio loro a dirti di farlo? A proposito: linciare una persona dandogli del “vecchio” per via dell’età anagrafica ci ha fatto quasi voler bene a Tavecchio. In Italia il problema non è la data di nascita ma l’incompetenza, la pigrizia e l’allergia al lavoro, il vittimismo e quindi non è lui il problema.

2) È entrato volontariamente o meno in rotta di collisione con chi pensa di avere tutti i diritti di giocare in serie B, e invece in questo caso non ne ha alcuno: il Novara (se c’è da ripescare qualcuno secondo il diritto espresso dal campo e dalle regole, questo – pur piccolo che sia – è la Juve Stabia, e così sarà senza alcun rinvio del campionato).

Rimproverano oggi ad Abodi il peccato originale di aver avallato la riduzione della B a 21 o 20 squadre in caso di “morte naturale” (cioè di non iscrizione). Ipocriti e in malafede: non potevano rimproverarglielo mesi prima quando lo ha deciso, invece che col senno del poi, quando era partita la campagna anti-Tavecchio che prevedeva di riempire di fango chiunque lo sostenesse. E invece mesi fa, guarda un po’,

erano tutti lì ad applaudire e leccare i piedi al riformatore Abodi (non risulta che il Novara, allora, abbia messo in piedi questa caccia alla strega, ma che l’abbia addirittura rieletto presidente) perché aveva imposto una dieta dimagrante al calcio italiano, obeso e malato. Per anni sono stati tutti pronti ad esaltare il coraggio del modello-Abodi, le sue intuizioni innovative come i playoff allargati e la capacità di vendere (anzi, stravendere) una B che sembrava bollita, e in un amen gli sono saltati alla gola per convenienza, opportunismo o perché il vento stava cambiando.

Noi restiamo coerenti e fedeli a ciò che abbiamo visto in 4 anni: la B di Abodi è uno spettacolo più avvincente e al passo con i tempi della A. E nell’oscurità del nostro calcio ha aperto una finestra di novità, gioventù e riformismo. Per questo invece di gettargli la croce, gli diciamo grazie. Non per la vicinanza al Varese nei momenti difficili del rischio-iscrizione (sarebbe stato vicino a qualunque club ammalato) ma perché ci piace, ed è il momento giusto per farglielo notare.

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