«L’obiettivo? I playoff. Coldebella, un grande»

Basket - Toto Bulgheroni, esperienza e competenza al servizio della Pallacanestro Varese

“Ah, se solo ci fosse Toto Bulgheroni”. Questa frase l’abbiamo pensata, sospirata, urlata, scritta decine e decine di volte: in questi anni nei quali in tante (troppe) occasioni una figura come la sua sarebbe servita ed è mancata. Eccome, se è mancata.
Ecco, ora Toto Bulgheroni c’è: tornato in quella che in fondo è sempre stata la sua casa, acquisto di lusso per una società che ha voluto tirare una riga sul passato e andare avanti in modo diverso. Sì, lo ammettiamo e non ci nascondiamo dietro a un dito: siamo di parte. E, da Bulgheroniani convinti, andremo avanti a fare il nostro mestiere come sempre abbiamo fatto: senza sconti, dicendo quella che riteniamo sia la verità. Anche quando fa male, anche quando bisogna picchiare giù duro: andremo avanti a farlo, certi che uno come Bulgheroni saprà ascoltare e accettare anche le critiche più dure.

Il mio “ho già dato” era inteso dal punto di vista prettamente economico anche se, pure in questi anni, ho comunque cercato di dare una mano anche da quel punto di vista.

Due nomi: Alberto Castelli e Monica Salvestrin. Sono stati loro a convincermi a dare una mano dal punto di vista sportivo. Non ho mai voluto deleghe, non ho chiesto responsabilità: con un po’ di fortuna, perché serve anche quella, proverò a dare il mio contributo nella vita della squadra.

Questa domanda dovete farla ai miei compagni di viaggio.

Su di lui mi posso sbilanciare, e non solo perché è nato nel mio stesso giorno (qualche anno dopo). È una persona perbene, seria, capace: e lo dimostrerà, anche se ci vorrà un po’ di tempo. Sono molto, molto contento del fatto che sia stato preso lui a fare il direttore generale. E di un’altra cosa sono felice.

Degli altri membri del Cda: siamo davvero una gran bella squadra.

Coldebella è stato chiarissimo, sul vostro giornale. Come lui, anch’io voglio una squadra di uomini che capiscano davvero cos’è Varese e imparino a conoscere la sua storia, che diano l’anima in campo.

Con i mezzi limitati di cui disponiamo, perché dobbiamo dire anche questo, cercheremo di allestire un gruppo con un tasso atletico e tecnico che possa competere per un traguardo importante.

Mi sbilancio: per fare i playoff. Credo che questo possa essere il nostro obiettivo, obiettivo che se centrato sarebbe il primo passo per crescere ancora, nel futuro, un passo alla volta.

Felicissimo, altroché. Ecco, credo che Daniele rappresenti tutto quello che dovrebbe essere un giocatore di Varese, tutte quelle qualità che cercheremo nei giocatori che firmeremo nelle prossime settimane. Lo scorso anno è stato esemplare, si è infortunato alla spalla ma ha stretto i denti e ha aspettato l’estate per farsi operare. E ora è già al lavoro per tornare.

Stupito no, perché conosco Varese. Contento sì, anzi: contentissimo. E il fatto che tanti tifosi ci stiano dando fiducia a scatola chiusa, con una squadra ancora da costruire, lo stiamo apprezzando tutti: da Coldebella al coach, fino ai nostri giocatori.

Le notizie arriveranno, tranquilli: stiamo lavorando e tutto tornerà. Sono abbastanza convinto che per il giorno del raduno coach Moretti avrà a disposizione la squadra al completo: l’obiettivo è questo, insomma.

Dico che è una grande cosa, una grande vittoria.

È la Pallacanestro Varese che apre le porte alla gente, alla gente comune. Il consorzio, lo sapete, può accogliere soltanto le società: questo invece è il primo passo per creare una vera base popolare, un vero azionariato che possa dare una grossa spinta al futuro della Pallacanestro Varese. Io mi auguro, sinceramente, che aderiscano tutte le persone che vogliono bene a questa società: tutti gli abbonati, ma anche tutti quelli che non vivono a Varese.

La metà andrà direttamente alla Pallacanestro Varese, l’altra metà verrà utilizzata per tenere vivo questo splendido volano che dovrà essere contagioso e aiutare tutti i “malati di Varese” a convogliare il loro entusiasmo nella squadra.

Io credo di sì: Varese ancora una volta è all’avanguardia da questo punto di vista, e il primo vero esempio di azionariato popolare l’abbiamo fatto noi con i Roosters. Ricordate?

L’obiettivo, resta quello: prendere tutto questo entusiasmo che c’è attorno alla squadra e farne una cosa sola. Non disperderlo e unirlo. Facciamolo, davvero, tutti insieme.