«Maglia, inno, Betti e i nostri bimbi. Siamo una famiglia pane e salame»

La madrina Sarah Maestri, cuore biancorosso: «Vincere? Siamo quelli delle cose impossibili...».

Impossibile non notarla. Bellissima nella sua raffinata semplicità, pura energia, sorriso contagioso, grande cuore. Biancorosso, s’intende. Sarah Maestri ha vissuto con la solita carica la sfida sotto le stelle con la Varesina: accompagnando i bimbi di Varese e Luino in campo, gustandosi la “sua” maglia nera protetta dal San Vittore argento, festeggiando la vittoria seduta in tribuna al posto di sempre. Scaramanticamente fiduciosa, così la madrina biancorossa carica il Varese per la volata finale.


Una serata magica sotto le stelle. Sono corsa in campo per accompagnare i miei bimbi biancorossi e quelli di Luino, la mia città e anche di Paolo Basile. E mi è piaciuto sentire di nuovo l’inno della rinascita, della vittoria in Eccellenza: “Vares” dei Trenincorsa. Ha portato bene: i ragazzi, proprio come… treni in corsa, hanno fatto subito gol. E aggiungo una cosa…


Sono stata contenta di vedere un arbitro donna. A un certo punto ha anche affrontato Ferri: che coraggio, di fronte a un uomo grande e grosso. Ormai dovreste averlo imparato che il calcio non è solo uno sport da uomini…

Come sapete sono molto superstiziosa. Questa settimana sono partita da lontano, d’accordo con l’Aldo Cunati: ho chiesto al presidente Baraldi di poter giocare con la maglia nera. Anche la Varesina voleva giocare in nero ma sono stati gentili e hanno lasciato che fossimo noi a indossarla. Quando ho disegnato la maglia mi sono ispirata ad un regalo di qualche anno fa che mi ha fatto mister Maran: alla vigilia di un derby contro l’Hellas Verona mi ha regalato una maglia del suo Chievo, che ha un cavaliere sul fianco. Hanno vinto, ha portato bene. E mi sono ricordata di quel dettaglio mentre pensavo che anche il nostro San Vittore era un grande cavaliere.

Quello vicino a me, il posto di Natale Giorgetti: quello è il suo posto e sempre lo sarà. All’intervallo qualcuno l’aveva occupato; ho chiesto cortesemente di lasciarlo libero e Scapini ha segnato: un caso? Io vengo allo stadio per il Varese grazie a Felice: lì, vicino a me, lui c’è sempre.


Perché siamo una famiglia. Il Varese è pane e salame: così ho inventato il terzo tempo, un momento di condivisione, per stare insieme, con semplicità. Noi siamo questo: e siamo orgogliosi di esserlo. Questa è una squadra che resta nel cuore: vicini o lontani, quando si entra in questa famiglia non se ne esce più.


Sono felice che la nostra maglia sia nelle sue mani: una persona per bene, educata, leale, coerente. Tratti che lo contraddistinguono, al di là delle sue capacità sportive. Una brava persona, come piace a chi tifa il Varese.

Gli ho raccontato un po’ di storia del Varese e gli ho regalato il libro di Claudio Meggiorin. È giovane ma conosce bene il mondo dello sport. Auguro il meglio a chiunque si spenda per questi colori: io sarò sempre a disposizione.


L’anno scorso è stato bello “vincere facile”, ma anche questa adrenalina della rincorsa non è male. Sì, possiamo ancora vincere: noi siamo quelli delle cose impossibili. Basta crederci.