Perfetto, altalenante, pessimo. Varese, le verità del precampionato

Sabato inizierà il ciclo di amichevoli: viaggio nel passato di una parte di stagione che non mente

«Abbiamo perso, ma è ancora precampionato…». Vero, anche se fino a un certo punto… E ancora: «Siamo un cantiere aperto e questo precampionato lo dimostra: quando inizierà la stagione, ci faremo trovare pronti… ». Sicuro?

Precampionato: bugie, mezze verità, assiomi incontestabili. Una sola costante: quel frangente di stagione – fatto di amichevoli programmate in quantità variabile e disputate contro gli avversari più disparati – che va dal raduno all’inizio delle partite ufficiali, qualcosa di interessante lo ha sempre detto. Riuscendo, talvolta, a vaticinare l’intera stagione successiva, positiva o disgraziata che si manifestasse da ottobre in poi. La prova? Un piccolo lavoro di ricerca nell’archivio delle ultime sette estati, con l’obiettivo di ricordare i ruolini di marcia delle diverse Varese ai nastri di partenza (da quella di Carlo Recalcati – stagione 2010/2011 – a quella di Paolo Moretti versione 2016/2017) e correlarli al prosieguo del cammino.

La Cimberio ha appena riabbracciato l’allenatore della sua Stella più brillante. Ed è pronta a ripartire con un roster che oggi farebbe stropicciare gli occhi ai tifosi (Goss, Galanda, Kangur e Slay, quest’ultimo aggregatosi al gruppo poco prima del via del campionato) ma che si presenta parecchio rinnovato (al netto di Galanda, Jobey Thomas, che poi si infortunerà, Mian e dello stesso Slay) rispetto al recente passato. Recalcati va sulla quantità e programma 11 amichevoli,

senza peraltro scegliere corazzate da affrontare. Prima partita e prima sconfitta, contro i Lugano Tigers, poi riscatto contro Casale Monferrato, resa a Biella e tre vittorie consecutive (tra Bormio e Memorial Fermi) contro San Pietroburgo, Samara e Sassari. Arriva il Lombardia e la Cimberio le busca sia contro Milano che contro Cremona. La redenzione contro i “cugini” della Bassa arriva due giorni dopo, prima che altri due insuccessi (contro Teramo e Avellino) chiudano il precampionato. È una Varese con poche pressioni sulle spalle, che scatta dai blocchi dopo la salvezza conquistata – al ritorno in A – l’anno prima da Pillastrini. E le indicazioni delle amichevoli sono abbastanza rilevanti: Goss è un talento ma renderà al meglio solo con un play vicino (e sarà Stipcevic, che giungerà al culmine di una striscia di 9 sconfitte in 10 partite); manca peso sotto canestro (lo darà Slay), ma la squadra gode di un’intelligenza cestistica (e nel campo si distingue, insieme al veterano Galanda, un giovane Kangur) che sarà fondamentale per ripartire nei momenti durissimi dei mesi a seguire. La stagione va in crescendo: i biancorossi accedono ai playoff (da settimi) e vengono eliminati da Cantù in tre partite ai quarti di finale : 5 vinte e 6 perse. : 15 vinte, 18 perse.

Confermato Recalcati, si rivedono anche Ranniko, Stipcevic, Fajardo e Talts (in corso d’opera tornerà anche Goss). Le amichevoli sono meno (9), ma il percorso rimane altalenante. L’esordio è nella sconfitta a Malnate contro gli Oregon Ducks, seguita da una “w” contro il Vacallo e da due ko di fila contro Lugano e Sassari. Il Charlie del 10° scudetto sorride dopo la doppia vittoria a stretto giro di posta contro Casale, poi vede i suoi perdere contro Montegranaro e Cantù, débacle intervallate da una “doppietta” contro Pesaro e Cremona. In guardia c’è la scommessa Justin Hurtt: bastano pochi scampoli di parquet a capire che si tratta di una scommessa persa (verrà tagliato a febbraio). Negli alti e bassi settembrini, però, non è difficile comprendere che davanti agli occhi ci sia una Cimberio non straripante nel talento ma solida, con i cardini Kangur, Diawara, Stipcevic e Ranniko in grado di garantire continuità di rendimento. Così effettivamente sarà: tornato a casa il Phill da Temple Hills, Varese raggiungerà ancora (stavolta da 8a) la post season, dove cederà il passo (3-1) ai futuri campioni d’Italia di Siena. : 4 vinte e 5 perse. : 18 vinte e 18 perse.

Certe canzoni nascono da sole: vengono fuori già con le parole. Così è la Varese successiva, versione 2012/2013 e Frank Vitucci sul “pino”: la più bella, divertente, competitiva e amabile creatura cestistica degli ultimi 18 anni. Si cambia tutto e si sceglie bene, anzi benissimo: dal semi-sconosciuto Dunston all’operazione “recupero” Mike Green, dal tiratore Ere e dall’esteta Banks ai giovani italiani De Nicolao e Polonara. E che sarà una stagione memorabile si capisce subito: undici amichevoli, undici vittorie. La penultima Cimberio della storia disintegra chiunque si presenti sul suo cammino estivo, tra cui due-tre avversari per nulla banali. Galatasaray, Roma, Brescia, Biella, Cremona, Virtus Bologna, Pesaro, Brindisi, Biella, Astana, Alba Berlino: è un filotto. Punteggi alti, giocatori che dimostrano abnegazione fin dalla prima palla a due (chi era a Bormio per il match contro i turchi ricorda ancora un tuffo di Dunston da lacrime agli occhi per recuperare una palla praticamente persa…), sintonia, spettacolarità. Un sogno, quasi vero. : 11 vinte, 0 perse. : 30 vinte, 12 perse.

Che la Varese di Fabrizio Frates sia tutt’altro che… Indimenticabile lo si comprende, anche stavolta, quasi subito. Sebbene non fino in fondo, almeno nella complessità di un roster che il mercato fa presumere ancora competitivo. Nove partite, 4 vittorie (ancora contro il Galatasaray, poi Brescia, Cibona e Casale Monferrato) e 5 sconfitte (Siena, Venezia, Cremona, Sassari e ancora Siena). Si cerca la forma per il preliminare di Eurolega (poi perso contro i tedeschi di Oldenburg), ma arrivano risposte interlocutorie, soprattutto dalla guardia Coleman e dal play (beh, play…) Clark, membri di un reparto esterni che peggio assortito non si può. Se si aggiunge un centro, Hassell, tecnico ma assai lento di piedi e povero di garra, ecco spiegata la stagione conseguente, con Frates che resiste incredibilmente fino a fine febbraio e Bizzozi che traghetta la nave nel porto della salvezza. : 4 vinte, 5 perse. : 13 vinte, 17 perse.

Entusiasmo Pozzecco, ma il precampionato è un pianto greco. Nove sconfitte su dodici gare. Legnano è avversario tenerissimo all’esordio di Chiavenna, meno si dimostrano Trapani, Capo d’Orlando e Cantù. Robinson (un altro “non play”…) e compagni fanno due figuracce al Lombardia contro Milano e Cremona, poi perdono anche contro Cantù (ancora), Virtus Bologna (due volte) e Avellino, esultando solo contro Brescia e Trento, formazioni di categoria inferiore. La Varese del Poz è Diawara dipendente, ha un Rautins ordinato ma timido e un Dean senza voglia. Daniel fa ben sperare, ma è un fuoco di paglia. Le vittorie contro Cantù e Pesaro, che inaugurano la stagione ufficiale, sono adrenalina pozzecchiana pura, non oggettività di gioco e valenza tecnica. E giù di dolori, fino all’addio di Gianmarco: ci penseranno Caja, Maynor e Jefferson a raddrizzare il volo. : 3 vinte, 9 perse. : 12 vinte, 18 perse.

Qui i numeri sembrano mettere un po’ in difficoltà la nostra tesi: 5 vittorie e 3 sconfitte non sono malaccio. A Chiavenna si gioca in famiglia, Massagno è il primo test (vinto) poco probante, poi arrivano i successi contro Virtus Bologna, Legnano, Siena (quella ripartita dalla B) e ancora Virtus Bologna, quindi la sconfitta contro Pistoia. Al Trofeo Lombardia, però, quando il gioco sta per diventare duro, due tonfi ( contro Cremona e addirittura contro Legnano) accendono la spia. Galloway è un caso (e già a Desio Moretti chiede alla società di disfarsene), Wayns non ha (e non avrà mai) le chiavi della squadra in regia, Thompson è molle e impreciso. Il campionato (la prima contro Caserta a Masnago è uno scempio che fa ancora male…) e la coppa iniziano male e proseguono nella mediocrità più assoluta: solo Kangur, Wright (dopo l’interregno di Ukic) e un Kuksiks coinvolto in attacco riescono a dare un senso al tutto e a regalare Chalon (ma non i playoff). : 5 vinte, 3 perse. : 14 vinte, 16 perse.

Qui è inutile scavare: il ricordo è fresco. Con il Benfica (preliminari di Champions) alla fine di settembre, Moretti prima “nasconde” i suoi (Toulon, Derthona e Siena non sono contendenti difficili, ma arriva comunque una sconfitta all’esordio…), poi alza l’asticella: la Openjobmetis affronta Trento (al Trofeo dei Consorzi), Brindisi, Torino, Pistoia, ancora Torino e Capo d’Orlando, nel giorno delle lacrime per Howell. Fanno quattro sconfitte e una sola vittoria. Più che gli errori nella costruzione del roster (uno solo: Melvin Johnson), le amichevoli nel caso di specie evidenziano fin da principio le criticità fisiche di molti elementi (Kangur e Maynor in primis) della formazione biancorossa e la scarsa capacità dell’allenatore nel far presa a livello psicologico e tecnico sul gruppo. La storia iniziata nel precampionato si conclude alcuni mesi dopo, a Salonicco, al culmine di una striscia da 13 sconfitte in 16 partite. Allenata da Caja, la stessa Varese (con l’unica aggiunta di un Johnson più forte) diventa la più bella post-Indimenticabili. : 3 vinte, 5 perse. : 13 vittorie, 17 sconfitte.

La morale? C’è, anche se non è a prova di bomba. Il campionato parla, eccome se parla: se non del generale (che trova una sintesi vera nel lavoro dell’allenatore e ha bisogno di conseguente tempo), almeno del particolare. Cioè dei singoli. Soprattutto se si tratta di giocatori nuovi, totalmente da scoprire: in questo caso, con i suoi responsi talvolta crudeli, raramente si sbaglia. Almeno nella Varese dell’epoca corrente.