Quei perché che dividono. Ma servono per crescere

Il punto in casa Varese Calcio dopo il pari in casa del Bra ultimo e i musi lunghi del post-partita

Un giorno per riflettere, capire, discutere, confrontarsi. Per rivivere quanto accaduto, per provare a prevedere cosa accadrà. Per valutare cosa funziona e cosa no. Con equilibrio e sincerità, pancia e testa, fiducia e polso, ragione e passione, serenità e coraggio.
Un giorno per provare a rispondere ai perché nati dopo una partita da dimenticare. Che poteva essere l’occasione per una prova di forza. Che almeno doveva essere un passo avanti in un percorso di crescita.

Che non poteva essere la risposta definitiva ai problemi. Che almeno non doveva essere un’ennesima aggressione subìta dagli avversari.
Perché, che non possono essere nascosti sotto la (ottima) classifica, costruita dai colpi e dalla qualità dei singoli (tanto in difesa, quanto in attacco) più che dall’azione del gruppo. Che dividono, che fanno discutere, che fanno crescere: in pieno stile biancorosso. Che vanno accettati come stimolo collettivo e non presi come offesa personale.
Perché, che continuano a rimbalzare nella testa (e battere sotto le dita) anche il giorno dopo: perché il Varese non riesce a imporsi? Perché costruisce solo due tiri in porta (un colpo di testa senza pretese e un gol dal dischetto)? Perché arriva secondo sul pallone, commettendo una miriade (30) di falli? Perché butta palla alta ma poi non riesce a prenderla? Perché non riesce a creare qualche trama (a differenza, anche, del Bra, ultimo in classifica e con due nuovi innesti arrivati nel fine settimana e buttati subito nella mischia)? Perché non riesce a sfruttare la sua superiorità fisica? Perché se incontra squadre rapide non può che rassegnarsi a finire sotto? Perché è evidente a tutti che è forte ma non riesce (ancora) a dimostrarlo? Perché ha giovani forti che si sono dimenticati di esserlo? Perché ha vecchi col muso lungo? Perché ha rispetto, ma anche timore di ogni avversario? Perché si dimentica di essere il Varese?
I tifosi – sempre meravigliosi ma via via più scettici, vicini alla squadra con un abbraccio ma vogliosi di vedere una scossa, orgogliosi di portare i colori biancorossi in giro ma non di vederli sopraffatti – vogliono risposte.
La dirigenza – che ha ridato un sogno alla città, che lavora per un futuro solido e lontano da squali e approfittatori, che è forte grazie al noi e sa dove conduce l’io – vuole trovarle. Per il bene del Varese.

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