«Quel debito è colpa di altri. Ma ora il vento è cambiato…»

Fabrizio Fiorini, ad di Pallacanestro Varese, fa chiarezza una volta per tutte sul buco di 800mila euro. Tra due giorni, il derby numero 174 con Milano

Chiarezza. Quella che per anni è mancata (e da tale mancanza sono scaturiti i risultati che da tempo “apprezziamo”, in campo e fuori). All’indomani dell’assemblea di Varese nel Cuore, nella quale è emerso un altro buco nel bilancio della Pallacanestro Varese, l’amministratore delegato della società Fabrizio Fiorini cerca di abbattere quel muro – invisibile ma pesante – che sta tra i tifosi e le vicende delle segrete stanze. Spiegando per filo e per segno la situazione finanziaria della società, senza lesinare cifre e senza “rimbalzare” argomenti scomodi.

Va fatta innanzitutto chiarezza sulle cifre e sulle competenze. I quasi 800 mila euro, di cui abbiamo dato informazione l’altro giorno ai consorziati, sono la perdita a bilancio dell’esercizio 2015/2016; i 400 mila – per l’esattezza 420 mila – riguardavano invece il bilancio della stagione 2014/2015, ammanco emerso a novembre 2015 quando il sottoscritto – per evitare che la situazione degenerasse – fece emergere il dubbio all’interno di Varese nel Cuore. Mi sembra dunque evidente come le due cose siano distinguibili e non imputabili a chi è arrivato a gestire solo quest’anno la nostra società.

I fattori sono diversi. Una voce consistente è quella dei pagamenti relativi a giocatori e agenti non registrati nei consuntivi precedenti. Poi ci sono costi di fornitori emersi in ritardo rispetto alle normali tempistiche, con una prassi che la nostra gestione si è impegnata fin da subito a cambiare: ora, quando arriva una fattura relativa a un servizio di cui la Pallacanestro Varese ha beneficiato, tale fattura viene subito registrata ed “entra” sia nel budget che nel bilancio. Così non sempre veniva tempestivamente fatto in passato ed è questo il motivo per cui ci siamo trovati molti debiti sul groppone.

Per quanto riguarda i giocatori la questione è molto semplice: al monte salari netto vanno sempre aggiunti i costi accessori, che riguardano il tesseramento, la casa, l’automobile, gli agenti, gli spostamenti etc. È chiaro, quindi, che più cambiamenti si fanno nel roster, più questi costi crescono, anche nell’ipotesi in cui si riesca a fare un cambio alla pari, non aggravando – cioè – il monte stipendi. Questa è la ragione per la quale personalmente ero scettico sul cambio Melvin Johnson-Dominique Johnson: senza la certezza di un ritorno determinante in termini sportivi, una mossa del genere rischia di creare un pericoloso danno economico.

Tenere in piedi la società costa tra i 4 milioni e i 4,5 milioni di euro, di cui l’85% è riservato alle spese riguardanti l’area sportiva. Il monte salari netto è di circa 900 mila euro. Le entrate arrivano per il 30% da Varese nel Cuore, per un 20% dalla biglietteria e per il 40% dagli sponsor. Varese, a differenza di altre squadre di serie A, non ha alcun apporto diretto dalle istituzioni (da Comune, Provincia e Regione), cosa che invece avveniva fino a poche stagioni fa.

Perché la società ha accolto le precise richieste dell’area tecnica, che ha preteso una rosa di 12 giocatori per cercare la competitività sia in Italia che in Europa. Stesso discorso vale per uno staff tecnico di un allenatore più tre assistenti: uno in più è stato richiesto per la coppa. È per questo che arrivare a considerare la Champions – com’è stato fatto dopo pochi mesi – un impiccio, quasi un fastidio, mi è dispiaciuto veramente tanto, soprattutto alla luce di quanto ci aveva portato in dote sotto diversi aspetti la final four di Chalon dello scorso anno. Va comunque specificato che il budget – tarato sulla situazione finanziaria conosciuta nell’estate 2016 – è stato rispettato al 100%.

Sono entrato in piazza Monte Grappa a febbraio 2016, con l’espressa consegna di dare una mano alla gestione precedente. Ma, fino a maggio, non ho avuto la diretta gestione dei conti. E soprattutto, una volta deciso di cambiare la guida della società, non c’è stato alcun passaggio di consegne, come invece era auspicabile avvenisse. Ci siamo quindi trovati in pochi giorni a dover adempiere a tutte le scadenze più impellenti (l’iscrizione al campionato, il pagamento dei giocatori, l’insediamento di Coldebella) solo con l’aiuto economico del presidente Alberto Castelli e di altri soci del Consorzio. Che il contesto non fosse dei migliori lo potevamo intuire, ma solo in seguito a un esame più approfondito sono emerse tutte le situazioni non conosciute riguardo ai debiti.

Questi mesi sono serviti soprattutto a modificare radicalmente l’impostazione di diversi aspetti per evitare gli errori fatti in passato. Abbiamo in primis portato la gestione della contabilità all’interno della società, società che oggi non è più in mano a un singolo ma è basata sulla suddivisione della competenze e delle responsabilità. Abbiamo poi implementato i sistemi informatici e cresciuto alcune professionalità di cui già disponevamo. Abbiamo messo mano al settore giovanile, al merchandising (si veda la costruzione del nuovo negozio) e infine migliorato i rapporti con l’Handicap Sport Varese e con il territorio. Entro la fine dell’anno sociale la nostra struttura verrà certificata da un ente apposito come “sistema di qualità”. E sarà un passo importante a garanzia dei fornitori, degli sponsor, dei consorziati presenti e di tutti coloro che vorranno aderire a Varese nel Cuore».

Per il 70-80% attraverso sponsorizzazioni extra e attraverso il contributo di persone che hanno a cuore la nostra squadra. Il grazie più grande va detto ad Alberto Castelli: senza di lui un’azienda con i “numeri” della Pallacanestro Varese avrebbe già chiuso i battenti. E va anche sottolineato come un aiuto inferiore alle attese sia arrivato dalle banche, un atteggiamento che tuttavia si può anche capire: è stato dato peso a quelli che sono stati i numeri degli anni scorsi (che sono contro di noi) piuttosto che agli sforzi che questa gestione ha compiuto per uscire dalla crisi.

Dai consorziati e dal cda della Pallacanestro Varese. E devo dire che per questo mi sento in colpa nei confronti di due persone – Toto Bulgheroni e Riccardo Polinelli – che sono stati coinvolti in questa avventura, in tutti i sensi, senza che potesse essere chiara la situazione che andava affrontata.

Perché il Cavalier Rosario Rasizza, insoddisfatto dei risultati ottenuti in campo continentale, ha dato la possibilità ad altre aziende di dare il proprio contributo per sponsorizzare quelle partite.

Tutto il lavoro fatto è importante perché ci ha regalato una visione a 360° gradi dei costi della Pallacanestro Varese. Ciò significa che già intorno ad aprile-maggio saremo in grado di ragionare sul prossimo anno. Si programmerà, insomma, tenendo conto di dati certi.

Il tabellone verrà installato il prossimo anno ed è un investimento che si auto-finanzierà completamente. L’unica spesa che verrà sostenuta dalla società sarà proprio l’installazione.

Sì ed è Maurizio Vescovi, il fratello di Cecco, mancato proprio un anno fa. È stata la prima persona che ho incontrato una volta entrato in Varese nel Cuore, in Valmalenco, durante un ritiro estivo della squadra. Per due anni è stato il mio vicino di posto al palazzetto: da quando non c’è più, il suo seggiolino è rimasto vuoto e sempre lo rimarrà, perché ad ogni stagione lo “prendo” io per evitare che qualcun altro vi si possa abbonare. Non esiste un altro tifoso della Pallacanestro Varese come lui: acceso, molto competente e giustamente anche critico.