«Società in crisi? Non mi stupisce. Con noi buttato un anno di lavoro»

L’ex allenatore del Varese Giuliano Melosi sul momento biancorosso: «Guerre interne? Nulla di nuovo»

Giuliano Melosi, sedotto ed abbandonato dal Varese durante la scorsa estate prima ancora che la stagione iniziasse, sta portando avanti una stagione onorevole alla guida della Grumellese. Una formazione allestita con pochi soldi e tanti giovani, che Melosi sta guidando ad una salvezza tranquilla e senza nemmeno passare dai playout. Il suo esonero, datato 30 giugno (ultimo giorno prima dell’apertura del mercato, quando ormai quasi tutte le squadre hanno ormai stabilito gli staff tecnici), aveva già inserito i primi granelli di sabbia nell’ingranaggio biancorosso. Così, ora, le difficoltà in seno alla società non sono una novità per l’ex allenatore, che guidò il Varese giusto un anno fa alla cavalcata trionfale in Eccellenza che ha spalancato le porte della serie D.


Dopo quello che è capitato a me e ad altre persone non mi stupisce più nulla, davvero. Queste guerre interne alla società c’erano anche l’anno scorso, per me non c’è niente di nuovo sotto il sole. Forse tutto è passato in secondo piano perché si vinceva. Non è ben chiara la situazione e, a mio parere, se non c’è una persona che mette i soldi, comanda e risponde con i fatti, non si va da nessuna parte. Se solo pensiamo a come è stato gestito il mio esonero, un allenatore che stravince l’Eccellenza e che viene messo in discussione già da fine marzo. Così è stato buttato via un anno di lavoro.


Perché si è creduto che quella squadra non fosse adatta a giocare la Serie D, eppure se ricordate a fine stagione scorsa, quando praticamente eravamo già in vacanza, abbiamo giocato due amichevoli contro Bustese ed Inveruno. Non ne perdemmo nemmeno una, e avevamo già vinto il campionato. Credo che con qualche innesto quella squadra fosse pronta per la Serie D, avevamo un sistema di gioco ed un’identità. Così è stato buttato via un anno di lavoro.

Il Varese le possibilità le ha assolutamente, mancano otto partite e ci sono degli scontri diretti: tutto è ancora possibile. Adesso però la palla scotta in mezzo ai piedi, e scotterà sempre di più d’ora in poi. In primis mi auguro che la società si metta d’accordo al più presto e che sistemi le cose che vanno sistemate. Se vogliono il bene della squadra e di tutto l’ambiente, devono fare questo altrimenti diventa dura per tutti.

Visto l’andamento del campionato e del girone, ora c’è il rischio di buttarlo veramente via, perché c’è la gara a non vincerlo. Se il Varese avesse avuto un minimo di continuità in più ora sarebbe avanti con sette/otto punti di vantaggio: eppure è ancora lì, perché l’organico è forte. I ragazzi si devono convincere di essere forti e devono giocare otto partite alla morte, con il coltello tra i denti: così ce la possono fare. Attenzione però alla Pro Sesto, perché è una squadra molto attrezzata: ha recuperato parecchio terreno e può diventare pericolosa, e sarà la prossima avversaria del Varese.

Benissimo, abbiamo avuto grossi problemi all’inizio perché il presidente voleva lasciare. La gestione finì in mano ad un altro personaggio che ha fatto solo promesse, prima che il presidente storico riprendesse il controllo della situazione. Ho perso dei pezzi per strada ma ho fatto giocare i giovani, ho preso un 2000 dalla Juniores, ha fatto qualche partita da titolare ed è andato al Torino, un altro al Chievo. Ci vuole coraggio, anche quando l’obiettivo è la salvezza. Ed ora ci siamo molto vicini, ci mancano pochi punti. n