Tutta la verità di Vavassori: «Non iscriverò la Pro Patria. E no, non mi sento in colpa»

Dopo una settimana di silenzio il numero uno biancoblù parla a La Provincia
«Ho messo in vendita la società 3 anni fa: nessuno si è fatto vivo, solo chiacchiere. Sabato sono stato insultato io, mia madre e mia moglie. E qui ho messo i milion

È rimasto in silenzio per una settimana. Per sette giorni non ha voluto fare commenti o dichiarazioni sulla retrocessione della Pro Patria che ritorna, dopo vent’anni esatti, fra i dilettanti.ha preferito lasciar depositare la polvere delle feroci contestazioni dello Speroni con tentativo(non riuscito) anche di aggressione fisica solo perché l’automobile è schizzata via velocemente.
Ha voluto che il clamore scemasse per dire la sua a La Provincia di Varese su quello che è stato,

ma soprattutto su quello che sarà o (non) sarà del futuro della Pro Patria.
Sorvola sullo scabroso argomento del calcio scommesse perché è «in corso ancora un’inchiesta» e perché «c’è un processo sportivo durante il quale faremo presenti le ragioni della Pro Patria». Non si può però non partire da lì, dalla gestione della Pro, finita nelle mani di Ulizio, che l’hanno rovinata dal lato tecnico e violentata da quello storico.
Non si può prescindere da un’annata cominciata storcendo il naso e finita con un pugno nello stomaco e con la guardia bassa, convinti che i colori biancoblù avrebbero continuato il loro cammino in Lega Pro.
Che avevano ottime possibilità di avere ragione del Lumezzane sconfitto in campionato ed in Coppa Italia. Anche se l’interrogativo “adesso cosa succede?” avrebbe sempre accompagnato i pensieri del popolo tigrotto prima di chiudere gli occhi alla sera, piaccia o no.

Lo scorso anno di questi tempi ho detto che sarebbe stata l’ultima volta che avrei iscritto alla Pro Patria e quella parola la mantengo. Non l’avrei iscritta se fosse rimasta in Lega Pro e non la iscrivo in serie D. La Pro l’ho messa in vendita tre anni fa: si è fatto avanti qualcuno? Solo parole o bufale. È Vavassori quello che dovrebbe essere risarcito.

Era venuto da me la scorsa estate un professionista serio e mi aveva fatto una proposta. Conosceva delle persone che avrebbero potuto darmi una mano e che poi avrebbero dovuto acquistarne le quote. Ma di questo non voglio parlare e non voglio nascondere nulla. A breve ci sarà il processo sportivo in cui la Pro Patria è parte lesa, ed in quella sede diremo e dimostreremo le nostre ragioni.

Ho salvato la Pro Patria quattro anni fa e subito qualche pifferaio ha suonato una musica ostile nei miei confronti e gli allocchi gli sono andati dietro. Io e i miei collaboratori abbiamo preso insulti, siamo stati dileggiati in continuazione e questo ha creato un clima ostile nei confronti della Pro Patria e la dimostrazione è stata la pochezza delle sponsorizzazioni. Ma ormai non serve più parlare di queste cose perché sono cose risapute anche se ci sarà sempre qualcuno che non vorrà sentire questi ragionamenti. E poi me ne vado da Busto e quindi non ha alcun senso ripetere certe cose. Ancora qualche settimana e la mia esperienza finalmente finirà, una volta per tutte.

È una domanda che deve porre ad altri e non al sottoscritto. Tutti scrivono che la Pro è un patrimonio della città di Busto, ma dove sono stati in questi anni tutti quelli che dicono sempre di volere bene alla Pro? Mi pare che, senza qualcuno dall’esterno, nessuno di Busto si sia mai preoccupato della Pro. Certo che se arrivano e poi vengono presi a sassate…

Da Busto nessuno mi ha chiamato. E sì che leggo che ci sono gruppi o cordate, che l’amministrazione comunale vigila, che il sindaco e l’assessore allo sport sono vicini al destino della Pro Patria. Prendo atto, ma nessuno mi ha chiamato a meno che abbiano in mente altre soluzioni. Speriamo che non succeda come domenica 14 luglio 2013 quando il sindaco Farioli disse a Ferrara allo Speroni, alla presenza di Armiraglio, che se avessi iscritto la squadra, si sarebbe adoperato per trovare sponsorizzazioni per non meno di duecentocinquantamila euro.

Premesso che rispondo sempre a tutti. Detto questo, se vogliono incontrarmi, mi presentino una loro proposta ed io, nel giro di ventiquattro ore, dò la mia risposta. Non sono tipo che va per le lunghe e poi non abbiamo molto tempo davanti.

Ecco. Posso anticipare che Pietro Vavassori paga tutto fino al 30 giugno. Che il sottoscritto fa fronte a tutti i debiti che la società ha in corso consegnando una società pulita. Pronta per essere gestita solo per la stagione che verrà.

Diciamo che vi sono un paio d’interessi. Al momento mi sembra esagerato parlare di trattative. E’ vero, la serie D vuol dire dilettanti e viene promossa solo la prima, però è anche una categoria in cui non occorre presentare una corposa fidejussione anche se quest’anno in Lega Pro scenderà da seicentomila a quattrocento. In D sarebbero soldi disponibili per la gestione.

Assolutamente no. Abbiamo fissato un tempo che non deve andare oltre una decina di giorni A breve è prevista una riunione della Lega Nazionale Dilettanti e per quella data la questione Pro Patria deve essere chiusa.

A prescindere dall’esito del processo sportivo. Escludo da parte mia l’intenzione d’inoltrare domanda di ripescaggio. La mia permanenza alla Pro Patria stavolta è finita per davvero.

Ripeto: non voglio commentare situazioni che saranno oggetto di dibattimento. Salvezza sì o salvezza no, a Busto non è mai stato compreso che il problema della Pro Patria non era la categoria, ma la sua sopravvivenza. Non era la serie C o la serie D, ma chi porta avanti questa società che costa e chi sabato scorso è stato insultato e con me anche mia madre e mia moglie, non ha mai preso in considerazione che Vavassori ha messo lì milioni per la Pro. Purtroppo questo non è mai stato riconosciuto.

Lei vorrebbe dirmi che avrei dovuto piegarmi?

Verso chi voleva che tenessi Novelli e Lamazza altrimenti mi avrebbe fatto la guerra? Per carità.

Ho sempre creduto nella salvezza. Ne ero certo anche sabato scorso quando, pronti via, nel primo quarto d’ora la squadra aveva messo alle strette il Lumezzane. Fin da gennaio avevo messo un premio salvezza, tanto era forte la convinzione.

Non è più un mio problema. Da parte mia ho messo energie e soldi; in tempi non sospetti ho detto che me ne andavo, adesso spetta ad altri. Sta a loro dire coi fatti che vuole bene alla Pro. E non mi se venga a dire o a scrivere che Vavassori ha commesso errori per rancore verso i tifosi. Niente di più falso. D’altronde se alla Pro arriva gente da fuori e poi se ne va, ritengo che qualcuno debba farsi qualche riflessione.

So due cose: che occorrono trecentomila euro per iscriversi e poi c’è l’aggravante che l’attuale vivaio andrebbe disperso. I ragazzi sarebbero tutti svincolati. Vale la pena?

Non è corretto fissare un termine perentorio, però di giorni non ne restano molti. La mia decisione è inappellabile.