Tutta la vita in uno striscione. E in un sorriso

«Questa giornata ha scavato un solco e lascia qualcosa» Il commento del direttore Andrea Confalonieri

La squadra al fischio finale va sotto la curva chiedendo di farsi passare lo striscione dell’ultimo saluto a Erika per innalzarlo unita davanti ai tifosi, che saltano insieme ai giocatori urlando il suo nome: in questo gesto c’è tutto. In B ci torneremo non perché saremo i più forti ma perché siamo i migliori nell’abbinare la bravura all’umanità, il sentimento allo spirito, la famiglia alla partita.
Erika era una ragazzina neppure maggiorenne ma nella sua battaglia contro il tumore c’era

tutto quello che nessuno di noi forse avrà mai: una ricchezza che non è quella dei soldi, del lavoro, della carriera, della fama ma quella dei sogni, dell’amore, dell’amicizia, del cuore, della vita, della destinazione dove si vuole arrivare. La ricchezza colta appieno da Mavillo Gheller che ha voluto solo per sé quello striscione bianco, lo ha arrotolato e messo sotto il braccio, per poi uscire dal campo con quello che considera il dono più bello in quarant’anni da calciatore. La forza della vita lasciata da Erika in quelle parole scritte per lei dalla curva e da tutti noi. Non sono cose materiali quelle che lei ha lasciato a noi, al Varese, al Legnano, a Mavillo, a Marrazzo premiato come migliore in campo da quegli steward insieme a cui papà Massimiliano ha vissuto mille partite, ma sono tracce che restano senza poterle toccare. Tracce racchiuse in parole come queste: “Trattatevi bene. Fate tesoro dell’amore per la vostra famiglia, dell’amore per i vostri amici, dell’amore per i vostri ideali prima di accorgervi dell’importanza di tutto ciò soltanto quando sarà troppo tardi”. Accorgiamocene prima, come ha fatto Erika. Alla fine di una giornata d’altri tempi in cui il Varese è andato sotto e ha rimontato come un trattore restano solo i segni delle scivolate sull’erba falcidiata dall’acqua, come ombre di una partita onorata da tutti i tifosi, da tutti i giocatori, da tutti i dirigenti. Tutti uomini, o donne, veri che emergono dal fango. Non sappiamo se questa sarà la vittoria promozione, né ci interessano il +17 sulla seconda o i record. Ma sappiamo che questa giornata ha scavato un solco e lascia qualcosa, una soglia del dolore più alta, le cose vere della vita (e il Varese, per noi e per tanti, lo è), una capacità di “morire” per gli altri – ieri tutti lo hanno fatto splendidamente – con un sorriso. Il sorriso di Erika.