Varese, quest’anno ne bastano otto

Il 3+4+5 fissa le gerarchie per i biancorossi di Caja. Settimana interlocutoria, intanto spunta De Nicolao

Punti fermi Okoye, Avramovic, Pelle e il “3+4+5”. Caso Ferrero da risolvere. Proposte, forse sarebbe meglio scrivere “auto-proposte” recapitate per mano degli agenti, da vagliare. In sintesi potrebbe essere questa la presentazione della settimana che si apre in casa biancorossa, la quinta dalla fine dei giochi sul campo.

Dopo il primo acuto che ha portato alla corte di Caja l’ala americana di passaporto nigeriano nella scorsa stagione a Udine, il mercato di Varese vive la dimensione dell’attenzione e dell’attesa.

Si scandagliano tutte le piste e si ascoltano tutti gli interlocutori, in modo da essere pronti a piazzare il colpo al coincidere di tutte le condizioni utili, soprattutto quelle economiche.

Ciò che non sembra più in discussione è la formula dalla quale ripartire. Nel caso specifico il “3+4+5” (3 extracomunitari, 4 comunitari o equiparati e 5 italiani) non è solo una regola da seguire, dettata evidentemente dai punti fermi di cui sopra (appunto Pelle, Avramovic e il nuovo acquisto Okoye), ma anche il modello della gerarchia con cui verrà costruita la squadra allenata dall’Artiglio.

I sette non italiani saranno con ogni probabilità i primi sette giocatori delle rotazioni, elementi sui quali concentrare la quasi totalità del “grano” disponibile nelle casse societarie, stimato in calo di circa il 10% rispetto allo scorso anno. Basta “dodici giocatori dodici”, e anche dieci sono troppi: ne servono otto. E se i primi sette avranno documenti d’identità stranieri, è evidente che dei cinque atleti nostrani che entreranno nel roster solo uno (al massimo due) rivestirà una certa importanza tecnica con consistenti minuti in campo e stipendio proporzionato.

Chi sarà? La domanda apre la parentesi su Giancarlo Ferrero, il capitano con il quale si sta trattando la conferma. Le parti si sono parlate, ora le carte sul tavolo sono chiare: il silenzio degli ultimi giorni sta evidentemente facendo da sottofondo alle valutazioni da parte dell’ala di Bra, idonee a capire se accettare o meno una proposta societaria comunque migliore di quella di qualche settimana fa.

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“Caldi”, per il resto, sembrano essere solo i telefoni. Non certo le trattative vere e proprie. Chi è sul mercato ci tiene a farlo sapere tramite i propri rappresentanti (è il caso del forse ex Orlandina Dominique Archie, per esempio), gioco ormai assodato in un mondo in cui l’offerta viene molto spesso prima della domanda.

Poi ci sono le voci, talune suggestive e montate da circostanze extra cestistiche, che però difficilmente si trasformeranno in realtà (anche se sanno far parlare…). È il caso di Andrea De Nicolao, biancorosso per due stagioni tra il 2012 e il 2014, in uscita da Reggio Emilia. Il play nei giorni scorsi è stato in città, dove vive la famiglia della sua fidanzata e dove lo stesso De Nicolao ha comprato casa: “dicunt” che abbia trovato anche il tempo di fare due chiacchiere con qualcuno vicino a piazza Monte Grappa.

Che Varese possa essere destinazione gradita al regista per tutto ciò che concerne la vita fuori dal parquet è plausibile, ma non si vada oltre con la fantasia.

Almeno per il momento: la distanza tra ciò che potrebbe offrire la società a un giocatore che non entrerebbe nel quintetto base e le cifre (sei) sulle quali ha viaggiato il contratto di De Nicolao nella sua parentesi reggiana è enorme.