01 Apr 2013
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BUSTO ARSIZIO È a tutt’oggi un mistero irrisolto la tragica morte di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate Sopra ritrovata senza vita in un campo di Chignolo d’Isola il 26 febbraio 2011, tre mesi dopo la scomparsa da casa. La drammatica vicenda della giovane ginnasta è stata al centro di una riflessione svolta sabato mattina scorso nella chiesa di Borsano da don Davide Rota, sacerdote bergamasco che in questi anni ha supportato la famiglia di Yara e la comunità di Brembate.
Nel giorno del Sabato Santo, in cui i cristiani si interrogano sul “silenzio di Dio”, la morte di Yara diventa emblematica del dolore più inaccettabile, quello degli innocenti. «Come cristiani abbiamo la speranza che il sacrificio di questa ragazza, pur così incomprensibile, possa produrre del bene in futuro – dice don Davide (introdotto dal parroco di Borsano don Mauro Magugliani) – Qualcosa del genere è già successo, ad esempio nel periodo delle ricerche: quante persone hanno cercato Yara durante quei tre mesi: in ogni angolo, in ogni anfratto. Quanto bene si è messo in moto. Purtroppo tutto quell’amore non è bastato a preservare Yara da una tragica fine».
Una tragedia che, sottolinea don Davide, la famiglia Gambirasio e la comunità ha di Brembate hanno affrontato con una compostezza esemplare: «I genitori di Yara hanno sempre dato prova di grande dignità – osserva il sacerdote – Altrettanto si deve dire del parroco di Brembate Sopra, don Corinno Scotti, che ha gestito la vicenda in modo ammirevole. Non era facile, visto che il caso ha attirato le attenzioni di tutti i mass media, compresi quelli più morbosi». Pur esprimendo rammarico per il fatto che l’omicidio sia tuttora senza un colpevole, don Davide conclude: «Forse questo è anche un bene, perché così risplende solo la figura di Yara». È arrivata da Brembate anche Rita, ex compagna di classe di Yara: «Abbiamo fatto le elementari insieme – dice – Ricordo Yara come una ragazza allegra e semplice».
b.melazzini
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