Laura Taroni anche ieri sotto torchio. «È sconvolta, la segue uno psichiatra»

È proseguito serrato l’interrogatorio dell’infermiera killer. L’avvocato Monica Alberti: «Vuole fare chiarezza sulla vicenda»

È proseguito anche nella giornata di ieri l’interrogatorio fiume, disposto dalla Procura di Busto Arsizio, di Laura Taroni, l’infermiera di 40 anni arrestata lo scorso 29 novembre con l’accusa di aver ucciso il marito Massimo Guerra, in concorso con l’amante e medico del pronto soccorso di Saronno Leonardo Cazzaniga (accusato invece anche di quattro omicidi in corsia).

L’infermiera di Lomazzo è stata ascoltata nella giornata di lunedì, ma il lungo interrogatorio è proseguito davanti al Pm di Busto Arsizio, Maria Cristina Ria, titolare del fascicolo e Procuratore Capo di Busto, Gianluigi Fontana, anche nella giornata di ieri fino a sera inoltrata. «È provata, stanca, ma sta rispondendo a tutte le domande, passo dopo passo – ha spiegato l’avvocato del Foro di Varese che la sta assistendo, Monica Alberti – vuole fare chiarezza quanto possibile sulla vicenda, in ogni minimo aspetto. Chiede continuamente dei figli, quando una domanda la riporta a loro, crolla. Il nostro consulente psichiatrico sta lavorando, Taroni in carcere è comunque assistita costantemente da uno psichiatra».

Durante il lungo interrogatorio pare infatti che l’infermiera sia più volte crollata, chiedendo informazioni sui propri bambini che non vede ormai dal giorno dell’arresto. Avrebbe risposto alle domande degli inquirenti, raccontando il rapporto complesso che si era instaurato con il marito Massimo Guerra. Avrebbe fatto emergere i contrasti, le difficoltà, le frustrazioni e le vicissitudini che avrebbero portato allo svilimento del loro legame.

La questione dei due figli, peraltro, aveva occupato la mente della donna fin dai primi momenti successivi all’arresto. Il futuro dei bambini, dall’interno del carcere di Como dove si trova detenuta, è sempre stata una sua preoccupazione.
Laura Taroni è finita in manette insieme al compagno Leonardo Cazzaniga nell’ambito dell’inchiesta sulle morti in corsia all’ospedale di Saronno condotta dai carabinieri della Compagnia di Saronno. Un’inchiesta che ha messo nel mirino una quindicina di persone finite iscritte nel registro degli indagati.
Si tratta in particolare di medici e dirigenti del presidio ospedaliero di Saronno, a partire dal primario della struttura, Nicola Scoppetta per il quale si sta ancora attendendo la decisione del Tribunale del Riesame che deve esprimersi rispetto alla richiesta formulata dalla Procura di Busto Arsizio di disporre per lui gli arresti domiciliari. La decisione, stando a quanto risulta, dovrebbe arrivare nelle prossime ore.