«Binda deve restare in carcere». Ora la parola alla Cassazione

Delitto macchi - La richiesta del sostituto procuratore Viola: «Sufficienti argomenti nell’ordinanza»

«Binda deve restare in carcere». È la richiesta formulata dal sostituto procuratore della Cassazione che ieri ha discusso davanti ai giudice della Massima Corte il ricorso presentato dai legali di , 49 anni di Brebbia, arrestato lo scorso 15 gennaio con l’accusa di aver stuprato e ucciso 29 anni fa la ex compagna di liceo , assassinata il 5 gennaio 1987 con 29 coltellate. Il ricorso non entra nel merito dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Varese che ha portato Binda in carcere soffermandosi invece, in punta di diritto, sulla sussistenza degli elementi necessari affinchè la misura in carcere possa essere fondata.

E tre sono questi elementi: pericolo di fuga, pericolo di inquinamento delle prove e pericolo di reiterazione del reato. Per il sostituto pg «l’ordinanza offre sufficienti argomentazioni a giustificare la misura di custodia cautelare adottato», nell’ordinanza, dunque, per il sostituto pg la misura adottata è adeguata motivata in seno all’ordinanza. «Tesi che noi contestiamo assolutamente – dice , difensore di Binda che ieri ha discusso l’udienza a Roma davanti ai giudici ermellinati – Quella fornita è

ciò che noi definiamo una motivazione apparente. Abbiamo analizzato punto per punto e le motivazioni addotte potrebbero allora valere per chiunque venga coinvolto in un’indagine giudiziaria e venga arrestato e incarcerato. Pericolo di fuga? Perché? Perché Brebbia non è lontana dal confine con la Svizzera? E così anche per gli altri due punti. Reiterazione del reato? Non risulta che il mio assistito sia mai stato violento con nessuno in vita sua». Lo stesso sostituto pg ha ammesso che «questo è un caso molto particolare». Confermando, però, la contrarietà alla scarcerazione di Binda senza entrare nel merito, non è compito della Cassazione, ma appunto spiegando che «una motivazione è stata offerta».La Corte si è riservata. Ieri in calendario c’erano per quella sezione 40 camere di consiglio: quello di Binda era il trentaseiesimo caso in discussione. Per tutto il pomeriggio, sino a sera, si è attesa la sentenza della Corte.

Martelli aveva però già spiegato che «sarà molto difficile che la decisione arrivi oggi (ieri per chi legge) – ha detto il difensore – molto più probabile che la Corte si esprima lunedì».
Qualora il ricorso venisse rigettato Binda resterebbe in carcere. In caso di accoglimento invece Binda difficilmente sarebbe immediatamente scarcerato. «Più probabile – spiega Martelli – che i giudici decidano di “coprire” il saltum giudiziario che noi abbiamo compiuto ricorrendo direttamente in Cassazione e non al Tribunale del Riesame. È dunque possibile che qualora il nostro ricorso venisse accolto la Corte possa rinviare gli atti al Tribunale del Riesame dando indicazioni precise in merito alla scarcerazione del nostro assistito o all’attenuazione della misura con degli arresti domiciliari, ad esempio». Per ora nei confronti del ricorso resta il “no” alla scarcerazione pronunciato dal sostituto pg della Cassazione ieri.