Chiedere scusa? Il bustocco Attolini sfotte. E il suo partito lo commissaria

Il referente cittadino di Fratelli d’Italia su Facebook sogna di «non vedere più Varese». Per lui è «goliardia» e contrattacca: «I varesini politically correct pensassero alla loro viabilità».

Il Campo dei Fiori brucia, e il referente bustocco di Fratelli d’Italia intona un coro da stadio – «Il sogno di un bustocco è guardare verso il monte e non vedere più Varese» – che indigna tutti. «Solo uno sfottò calcistico, in un post privato» si difende Attolini. «I varesini pensassero alla loro viabilità…». Ma il suo partito lo solleva in tempo zero dall’incarico. Durissima la senatrice : «Questo non è un bustocco. È da ricovero».

Un «sano sfottò», lo definisce l’autore, mentre le fiamme devastano il Campo dei Fiori, con le case evacuate e i soccorritori sul campo stremati. Il problema è che Francesco Attolini è il presidente del Circolo “Almirante” di Fratelli d’Italia di Busto, e tra i primi a notare il vergognoso commento su Facebook c’è uno storico militante della destra bustocca, iscritto FdI, , che immediatamente «si dissocia» dal commento del suo coordinatore, bollandolo come «di un’ignoranza disumana». Il commissario provinciale di FdI, , non ci pensa un istante a commissariare il Circolo avocando momentaneamente a sé l’incarico di Attolini: «Penso che Francesco nello scrivere quel post non si sia reso conto della gravità delle sue parole, ma quando si rappresenta un partito si ha la responsabilità di ogni dichiarazione».

L’autore del post, Francesco Attolini, si giustifica così, ribadendo la linea dello «sfottò calcistico», per la serie «un po’ di sana autoironia non guasta mai», e ricordando che era «solo per i miei “amici” e non “pubblico”». Infatti, sottolinea Attolini, «non ha infranto le regole di Facebook su istigazione a violenza e odio e quindi molti farebbero bene a leggersi i regolamenti, prima di parlare». Il post viene frettolosamente rimosso «per buona pace dei “politically correct” che così possono continuare a fare sonni tranquilli». Ma la bufera di critiche e reazioni indignate non sembra toccare Attolini, che anzi ne ha per «quei “politically correct” varesini (e non solo) che sputarono su Busto e sui tifosi della Pro Patria sulla vicenda dei “buu” a Kevin Prince Boateng, mentre poi la giustizia italiana li ha assolti, quindi prima di indignarsi e straparlare potrebbero ogni tanto far silenzio».

E ancora. Su Varese, Attolini sentenzia che «è una città, che se posso ci evito di andare, una città del medioevo, dove l’autostrada finisce nel centro città, quindi i Varesini pensassero alla loro viabilità anziché commentare i post privati presenti sui social, pensassero quindi a costruire una città più social». Infine nel mirino anche FdI: «Messo in cattiva luce dal mio post? Ha fatto più danno Giorgia Meloni dicendo che il referendum della Lombardia è stato inutile e propagandistico».

Nel calderone “attoliniano” di «un Paese dove è facile indignarsi, però quando ci sono da difendere degli ideali molti si defilano» finiscono la mafia e Carlo Giuliani, Cesare Battisti e la Boldrini, l’Anpi per la targa di Giuseppina Ghersi e lo Ius Soli, per concludere sdrammatizzando: «Pro Patria prima in classifica, il resto non conta – scrive Attolini – forse queste inutili polemiche a qualcosa son state utili…a far vincere la Pro! Grazie ai gufi Varesini».

L’indignazione è bipartisan, e unisce Varese e Busto Arsizio. Dal capoluogo il capogruppo Pd si scaglia contro le «parole indegne, offensive, gravi e vergognose» di Attolini, mentre da Busto il leghista parla di «commento indegno, indecoroso e irrispettoso. Il Sacro Monte e il Campo dei Fiori sono un luogo del cuore anche per i bustocchi. La nostra Città è vicina agli amministratori e ai cittadini di Varese e ai Vigili del Fuoco e ai soccorritori al lavoro».