Dolce Penny, il nostro ricordo manterrà viva la tua bellezza

Un funerale ricco di commozione, con gli amici di sempre, per l’ultimo saluto ad una persona speciale

Senza timore di scrivere un’esagerazione, si può dire che quello di Penny sia stato uno dei più bei funerali degli ultimi tempi a Varese. Definire bello un funerale è possibile, si chiederà il lettore? Sì, e non solo, perché qualcuno, salutato il feretro, davanti ad un caffè da Brenna ha parlato senza peli sulla lingua – e ha fatto bene – dell’allegria che lo permeava, alternata giustamente a momenti più composti. Ma la tristezza ha fatto capolino davvero poche volte, nella chiesa di Biumo letteralmente gremita come fosse una festa, la festa più bella, come per una sposina che si presentava in abito bianco all’altare, candida, nel legno e nelle rose, il simbolo della purezza, di Maria che lei venerava tanto, della gentilezza d’animo.

Fresca, allegra, dolcissima come nella foto esposta fuori e dentro la chiesa: Paoletta – ha ricordato don Paolo Boccaccia, concelebrante con don Carlo – era il sorriso personificato e proprio questo sorriso lei avrebbe voluto vedere sul volto di tutti coloro, ed erano veramente tanti, che le avevano voluto bene e che erano lì con lei a renderle l’estremo saluto.

«Distribuiva gioia a tutto spiano, anche se si commuoveva continuamente se qualcuno era triste e cercava continuamente di farlo reagire». Questa era Penny, anzi è: l’empatia. «Ma anche la sapienza» ha continuato don Paolo, commentando il discorso della Montagna, la notissima pagina delle beatitudini del Vangelo di Matteo dedicata a colei che sapeva di portare la beatitudine nel cuore. «La sapienza è qualcosa che dà sapore alla vita, e lei, Paola, aveva dato sapore alla sua vita»: andando oltre a se stessa, con la generosità di uno sguardo rivolto a tutte quelle situazioni che avevano bisogno del suo intervento, «come un litigio in oratorio, o un’incomprensione».

«Si fidava ciecamente di chi aveva intorno, e non metteva mai in dubbio la buona fede altrui, non pensava mai di poter essere ingannata: e se c’era un sentimento che la rappresentava, questo era l’amicizia, che per lei era importantissima, fondamentale». Paoletta ha raggiunto il suo amato papà, e con lui protegge mamma Renata e l’adorata sorella Alessandra: le persone più care in assoluto. Ma aveva anche tanti amici, che erano il sale delle sue giornate.

Il Bof, Antonia Calabrese, Maura Aimini, la Paola del liceo musicale, Caterina Cantoni che le ha regalato al violoncello che lei amava tanto Vocalise di Rakmaninoff, la Sarabanda dalla prima suite di Bach, e ancora di Bach un minuetto e il largo di Haendel e che con Paola e chi scrive sta meditando un evento culinar-musicale in omaggio a Paoletta. E la cantante-fiorista soul Rosalba Piccinni, con Over the rainbow e Vedrai vedrai di Tenco, un’impennata malinconica ma non triste, semplicemente un’allusione a quel ponte verso l’eternità che Paoletta adesso starà attraversando con i suoi colori, i lavori a maglia, canticchiando le sue canzoni preferite, danzando come una principessa in quella dimensione di semplicità che l’ha sempre contraddistinta e che ne fa, come ha sottolineato don Paolo, una “protetta di Dio”.

E come per ogni festa che si rispetti, l’applauso e la sorpresa finale: il raduno delle sue amatissime e roboanti Harley Davidson davanti al sagrato, chiassoso eppure dolcissimo omaggio ad una sportiva nell’animo, con il suo caro amico Mimy in pole position: anche l’organizzatore di “Un motociclista per amico”, evento di beneficenza pensato per gli sportivi portatori di disabilità, che a settembre le ha fatto fare la tappa varesina del primo raduno nazionale della Vespa, la porterà sempre nel cuore.