Evasione da oltre un miliardo di euro . Castiglioni verso il patteggiamento

Chiesto ieri un rinvio per quantificare quanto dovuto allo Stato per valutare il risarcimento

Super frode fiscale per il Casti Group: , ex patron della Pallacanestro Varese e celebre imprenditore varesino verso il patteggiamento.

Ieri in udienza preliminare chiesto un rinvio per quantificare quanto dovuto all’erario in modo da valutare un risarcimento. Senza questo il patteggiamento non sarebbe accettabile per la procura. A Castiglioni viene contestata un’evasione fiscale da un miliardo 200 mila euro. Il gruppo è fallito: risarcire cifre simili potrebbe essere complesso. L’udienza è stata aggiornata all’11 dicembre.

L’indagine si è svolta a cavallo tra Varese, dove il Casti Group aveva la filiale madre, e Spoleto. Qui il gruppo aveva interessi nel campo della metallurgia. L’inchiesta, chiamata Golden Lake, ha preso le mosse nel 2014 trovando poi la chiave nel 2016. Golden Lake è il nome del software di Dongo che, contenendo copia di migliaia di fatture emesse, è stato il grimaldello per consentire agli agenti della polizia giudiziaria della procura della Repubblica di Varese e ai militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, di delineare i contorni di una maxi frode fiscale pari a 1,2 miliardi di euro di imposte evase, perpetrata ai danni dello Stato dalle 23 società del Gruppo Casti.

L’indagine è iniziata con l’arresto, nel giugno 2014, da parte della Guardia di Finanza, di quattro persone, tra cui il noto imprenditore Gianfranco Castiglioni, con il conseguente sequestro di beni per un valore di 30 milioni di euro, tra immobili, auto di lusso, natanti, quote sociali e conti correnti. Il fascicolo penale è stato poi trasmesso alla procura della Repubblica di Varese, che ha delegato ai finanzieri ulteriori indagini volte a verificare l’esistenza di illeciti perpetrati da ulteriori società del Gruppo Casti, con sede in provincia di Varese e operanti nei settori della minuteria metallica, costruzioni, fonderie, trasporti e alberghiero.

Ma la rete si è rivelata, fin da subito, più estesa e pervasiva di quanto si potesse pensare, con il coinvolgimento di società di Milano, Como, Padova, Perugia, Piacenza, Cuneo e di ulteriori soggetti.

Le indagini preliminari si sono concluse con 12 indagati, tra cui ci sono anche i due figli di Castiglioni, la segreteria e la dirigente amministrativa. A quanto emerso, la principale frode consisteva nel porre in essere false operazioni infragruppo tra le società del Gruppo Casti in modo da permettere, ad alcune di esse, di ottenere milionari crediti Iva da chiedere a rimborso o da utilizzare in compensazione per il pagamento di oneri previdenziali e altri tributi.

Ciò sarebbe avvenuto tramite l’emissione di fatture per operazioni inesistenti che venivano registrate solo dalla società ricevente, che così generava costi per abbattere il reddito e maturava crediti sull’Iva mai versata dall’emittente.

L’attività investigativa è stata costellata da numerosi colpi di scena. Per esempio, i libri contabili richiesti dalla Gdf furono smaltiti come rifiuti speciali: stando a quanto dichiarato, si sarebbero trovati sotto un capannone di eternit crollato.