«Funicolare al Campo dei fiori, crediamoci»

L’intervista - Ambrogio Vaghi e la Varese del cambiamento: qualche idea sulla città del futuro

, icona della sinistra varesina, sabato prossimo riceve dal prefetto -su incarico del Ministero della Difesa- la medaglia della Liberazione. Motivo: benemerenze partigiane e patriottiche. A seguire, quelle giornalistiche-imprenditoriali-politiche. Ovvero: responsabile del settimanale Ordine Nuovo, dirigente d’azienda, anima del mondo Coop, iscritto al Pci nel ’45, padre nobile della Socrem. Tanti incarichi di partito e associativi, 23 anni di servizio istituzionale come consigliere comunale. Ancora oggi voce autorevolissima del Pd, è uno dei grandi saggi/galantuomini della città, generoso nei consigli e nella beneficenza. I primi e la seconda dispensati con riservatezza e umiltà. Ultima dote, ma non l’ultima: l’ironia. Anche l’autoironia.

Certo che sì. Eseguo esercizi ginnici d’allargamento della cassa toracica: questa medaglia si aggiunge ad alcune precedenti. E lo spazio ormai è poco.

Ero un ragazzo, facevo il palo nelle azioni di sabotaggio. I compagni m’invidiavano la pistola che un ufficiale americano aveva nascosto e poi abbandonato in una confezione di marmellata, nella trattoria dei miei genitori a Milano.

Il passato va in archivio. Meglio guardare avanti.

Lo è. Preparato e tenace. Crede nell’impresa di cambiare Varese, reduce da un lungo periodo di errori e di immobilismo.

Giudicheremo col tempo. All’apparenza, buona. Provinciali e ridicole le polemiche su Cecchi, Assessore alla Cultura che viene da Firenze. Ne avessimo più d’uno, di Cecchi. A contare è la bravura, tanto più se supportata dall’esperienza.

Conta meno d’una volta, dopo l’introduzione della nuova legge elettiva dei sindaci.

Le funzioni d’indirizzo e controllo restano. E sono importanti. La governabilità altrettanto: e il primo cittadino può dedicarvisi con maggiore autonomia.

Mi piace il suo pallino d’infilare il Comune in ogni possibile bando dispensatore di finanziamenti. Se va a segno il colpo da diciotto milioni per riqualificare le stazioni, conquisterà in tre mesi ciò che i predecessori non hanno ottenuto in molte legislature.

Ottima iniziativa. Spero che un giorno la partecipazione cali, avendo gli uffici municipali provveduto a risolvere i problemi senza aspettarne la denuncia. Auspico un cambio di marcia, dalla macchina di Palazzo Estense.

La questione viabilistica. Varese deve dotarsi di un nuovo piano della mobilità. Modificare lo schema del traffico privato, migliorare l’offerta di trasporto pubblico.

Funicolari. Non funicolare. Si può e si deve ripristinare quella per il Campo dei fiori, adesso che l’ex Grand Hotel lo hanno comprato privati che lo verosimilmente lo trasformeranno in luogo di residenza, visita, soggiorno.

Si permette al traffico privato d’arrivare alla stazione di partenza. Lì a fianco un parcheggio inserito ad hoc nell’ambiente e collegato da un senso unico alternato, sulla strada già esistente, al piazzale Montanari. Allora sì che la gente userà la funicolare ogni giorno.

Replica facilissima: è semplice realismo. Si può far tutto, alla condizione di farlo bene.

Ovviamente. Era ora che si desse un corredo progettuale a una buona idea. Le visite ai patrimoni dell’umanità vanno incentivate, non il contrario. Correttamente, si capisce. E qui vale il discorso appena accennato per il Sacro Monte e il Campo dei fiori.

Reggerà, ma il lavoro di consolidamento e restauro si prevede imponente”.

Non la biblioteca civica. Sale per associazioni, un sito di rappresentanza dell’Università dell’Insubria, reperti museali. E la sede dei vigili urbani, come stabilito.

Non ci sono i soldi pubblici necessari. Né si può regalare un versante della collina di Bosto all’edificazione privata per ottenerli.

Beh, l’Apollonio svolge la sua funzione. E ci sono il Politeama e il Vittoria da recuperare all’uso collettivo. Poi si vedrà. I finanziamenti

oggi non reperibili, magari lo diventeranno domani”.

Di sicuro. I nostri antichi valori resistono. Ogni tanto si ossidano, ma è sufficiente una lucidata e tornano a brillare.

Aggiungiamoci la modestia: il fare in silenzio.