Gli islamici chiedono la moschea. La giunta: «Valuteremo dopo il Tar»

Incontro a Palazzo Estense tra il portavoce della comunità e l’amministrazione

La comunità islamica di Varese vuole trasferire la moschea di via Giusti all’ex calzaturificio di via Pisacane, ma per farlo serve il via libera del Tar. La questione, di fatto, è ferma a due anni fa, quando la comunità islamica aveva fatto ricorso al Tar per trasformare, nel Pgt, l’ex calzaturificio Carabelli in un’area di culto.

Il ricorso era dovuto al fatto che la precedente amministrazione comunale leghista non aveva voluto inserire nel Pgt altre aree di culto rispetto a quelle già presenti. E adesso? «Adesso aspettiamo il parere del Tar. Valuteremo il da farsi sulla base dell’esito della sentenza» afferma Andrea Civati, assessore ai lavori pubblici.

Ma in via Pisacane non è prevista solo una sala preghiera destinata a diventare la moschea di Varese. La comunità islamica, infatti, attende, da parte dell’amministrazione comunale, il «cambio di destinazione d’uso», quindi la possibilità di trasformare l’ex calzaturificio in un centro culturale, cosa che ad oggi non è ancora avvenuta e che di fatto blocca le attività previste in quel sito. Il ritardo nel cambio di destinazione d’uso, secondo Giorgio Stabilini, referente della Comunità Islamica di Varese, è da imputare: «a delle discordanze catastali in corso di chiarimento».

Ieri mattina il referente della comunità islamica Stabilini e il medico Mahmoud Alnoumas della fondazione benefica per fini umanitari Shamyya del Kuwait (fondazione di aiuti internazionali che finanzia l’operazione varesina) hanno incontrato l’assessore Andrea Civati e il presidente del Consiglio Comunale Stefano Malerba. Si è trattato di un incontro conoscitivo volto a fare il punto della situazione.

«Stiamo facendo tutte le pratiche necessarie per realizzare i nostri obiettivi – dice Stabilini – Abbiamo pendente un ricorso al Tar che probabilmente ci darà ragione rispetto alla vecchia delibera della giunta. Il nostro finanziatore vuole un centro culturale con una sala preghiera per sviluppare le nostre attività. Noi abbiamo presentato la pratica per cambiare destinazione d’uso e quindi per poter realizzare un centro culturale islamico con una biblioteca, un magazzino per stivare il cibo necessario alle famiglie bisognose e una sala convegni». E ancora: «il nostro fine è riconoscere l’ex calzaturificio come zona di culto e centro culturale, non solo l’uno e non solo l’altro».

Per meglio comprendere: l’autorizzazione del centro culturale in via Pisacane è legata alla «destinazione d’uso» dello stabile, cosa su cui il Comune può intervenire direttamente. La sala preghiera è invece “appesa” al ricorso del Tar. Per Stabilini la questione è puramente «burocratica»: «Con il Comune abbiamo convergenza di obiettivi. L’amministrazione attuale ha capito chi siamo e vuole farci avere condizioni decorose» afferma Stabilini, che spera che l’esito del ricorso del Tar arrivi entro l’anno.

Domenica alle 15 all’Ata Hotel ci sarà un convegno su «La lettura del Corano in maniera professionale». Saranno presenti 10 lettori del Corano provenienti da tutte la parti del mondo che leggono il Corano in modi diversi. Come pubblico, si stima la presenza di 600 persone.