Il tramonto di un’illusione. Sulla pelle di chi credeva

«Oggi, a distanza di quasi vent’anni dalla dichiarazione di indipendenza della Padania, rimane ben poco del cosiddetto padanismo nell’attuale Lega Nord». Il commento di Marco Tavazzi

Un sogno infranto. Oggi, a distanza di quasi vent’anni dalla dichiarazione di indipendenza della Padania, rimane ben poco del cosiddetto padanismo nell’attuale Lega Nord. Tuttavia, quello che potremmo definire un processo di “depadanizzazione” del partito fondato da Umberto Bossi non è iniziato solo con l’era Salvini e la svolta “nazionalista” dei leghisti. La velleità dell’indipendentismo era già emersa pochi anni dopo quel 15 settembre 1996 che aveva visto un’elevatissima partecipazione di popolo.

In pochi anni la differenza tra la Lega Nord e gli altri (o meglio, i veri) partiti indipendentisti europei era emersa molto chiara e netta. A partire dall’alleanza con il centrodestra, dove si trovava in coalizione nel 2001 con An, partito antitetico a qualunque posizione indipendentista. Inoltre, l’ingresso nel governo Berlusconi, di cui peraltro il Carroccio aveva fatto già parte nel 1994, sebbene successivamente ne avesse causato la caduta, aveva da subito dimostrato come la tendenza del partito era sempre stata quella degli altri partiti nazionali: puntare ad insediarsi al governo centrale.

Una forza indipendentista avrebbe al massimo dato apporto esterno al governo di turno, barattando in cambio dei voti provvedimenti a favore del proprio territorio.

La Padania indipendente, a livello politico, è quindi un sogno mai nato, perché non ne sono mai state poste realisticamente le basi. Un’illusione ben sfruttata a fini propagandistici.

Se la Padania rappresenta, quindi, una rivoluzione incompiuta a livello politico, lo stesso non si può dire a livello culturale. La Lega Nord ha avuto il merito di rilanciare e dare linfa a tutta la ricerca culturale nata attorno alle tradizioni delle regioni padano-alpine. Ricerca già presente, ma che grazie alla forza politica ha avuto una maggiore risonanza mediatica. A livello politico, è solo grazie alla Lega che il federalismo è entrato nell’agenda di tutti i governi. Ma anche questo è rimasto di fatto inattuato o attuato male. Perché il vizio italiano rimane sempre quello: alle parole non seguono i fatti.