«L’emergenza in centro Italia è stata gestita molto bene»

Parla l’ex ministro Giuseppe Zamberletti, padre fondatore della Protezione Civile moderna

«L’emergenza in centro Italia è stata gestita molto bene, utilizzando tutte le procedure e le forze a disposizione».
Giuseppe Zamberletti, ex ministro e padre fondatore della moderna Protezione Civile, commenta come si è mossa la macchina dei soccorsi durante la calamità naturale che ha messo in ginocchio gran parte del centro Italia: Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria.
«Certo, c’è stato un problema delicato in quest’ultimo terremoto perché ormai ci si preparava a costruire le “casette” e si dava per scontato che le cose fossero ferme. E invece è venuta questa terribile nevicata e, ad assistere le popolazioni colpite, sono state richiamate ancora 10 mila persone. È stato come un nuovo terremoto, con difficoltà incrociate terribili e sforzi enormi. Io che sto al Sacro Monte, due metri e rotti di neve non li ho visti mai, neppure da ragazzo».

Li capisco, a nessuno passava per la testa la valanga, tutti pensavano alle scosse. Hanno sottovalutato il pericolo valanghe. Invece, vedendo dove stava quell’albergo, che non doveva essere costruito lì, le persone avrebbero dovuto essere evacuate subito, all’inizio della nevicata.

L’organizzazione sì. Ma sono cambiate alcune cose. Prima di tutto, sono diminuiti i poteri della Protezione Civile. Una volta si dettavano norme sulla base delle esigenze. Questo consentiva, in caso di emergenza, di nominare un commissario straordinario che riceveva poteri legislativi in deroga alle leggi vigenti per poter far fronte a ciò che le leggi non prevedevano. Poi, durante la direzione di Guido Bertolaso, il Governo ha affidato alla Protezione Civile operazioni che non c’entravano niente, come i Campionati del mondo di ciclismo del 2008. Questo perché la Protezione Civile aveva la possibilità di sviluppare “scorciatoie”, evitando difficoltà burocratiche. Ne sono seguiti scandali, da cui la decisione di Mario Monti (presidente del Consiglio dal 16 novembre 2011 fino al 28 aprile 2013, ndr) di togliere questi poteri. Adesso la legge sta ridelimitando le sfere di azione alla Protezione Civile, che nelle emergenze non ha più la forza di una volta.

Il Governo, dal 1994 in avanti, non ha più nominato il Ministro della Protezione Civile, figura da cui dipendeva il dipartimento di Protezione Civile. Adesso la Protezione Civile fa capo al Presidente del Consiglio, che ha però tantissimi problemi a cui fare fronte. E così la Protezione Civile finisce per non avere più una guida politica, ma solo una guida tecnica, nella figura del direttore generale. Il Ministro, però, era importante per affrontare la prevenzione, obiettivo che può essere perseguito solo da una volontà politica.

Funziona bene ugualmente perché, durante l’emergenza, si mette in moto una disciplina generale che, anche senza normative speciali, riesce ad essere operativa. Questo grazie a quella disciplina volontaria che coinvolge tutti i corpi che fanno parte della Protezione Civile.

Quando abbiamo capito che la volontà del cittadino di dare una mano, da sola, senza strumenti e mezzi, creava più problemi che altro, è stato allora che abbiamo inventato i corpi volontari di Protezione Civile. L’esercito di leva una volta poteva fornire decine e decine di soldati, con l’esercito professionale si è presentato il rischio di una diminuzione delle forze, e così sono nati i corpi di Protezione Civile comunali, che dipendono dal sindaco, che è autorità di Protezione Civile.

Il nostro territorio non è una zona sismica e non abbiamo i vulcani. Da noi il problema più grosso è il dissesto idrogeologico. Quindi la Protezione Civile potrebbe essere usata di più per prevenire frane e alluvioni e nella lotta agli incendi. Un altro ambito di impiego sono gli incidenti di natura chimica ed industriale, come quello di Seveso.

Malgrado le tolgano poteri, il motore rimane lo stesso. Ovviamente, cambiando il carburante, cambia la potenza. Un anno fa in Europa è stato varato un organismo di Protezione Civile Europea che ha copiato il modello italiano. Adesso abbiamo sulla carta un sistema, con comando a Bruxelles, che consente di avere una banca dati comune che facilita la collaborazione di altri Paesi. Questo sistema va usato. Cercherò di avere un colloquio al più presto con il Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani per rendere il sistema operativo. Purtroppo si è persa quell’abitudine che c’era nel passato di portare rinforzo agli altri Paesi durante catastrofi di dimensioni importanti. Durante il terremoto dell’Irpinia da noi vennero Tedeschi e Francesi. Noi poi andammo in Grecia. Vanno riprese queste consuetudini.