L’artigiano “rivoluzionario” si ribella: «Il prezzo? Dietro c’è lavoro e sacrificio»

Disma Cazzaro, titolare di “Spago e Pece” in via Griffi, si sfoga dopo un litigio. «Un cliente mi ha detto “Ti mando la finanza”. Ma lo sa quanto pago di tasse?»

– «Il cliente, in molti casi, non capisce cosa c’è dietro al lavoro dell’artigiano. È dunque arrivato il momento di fare una rivoluzione culturale». Il “rivoluzionario” si chiama ed è il calzolaio venticinquenne, titolare della storica bottega “Spago e Pece” di via Griffi, che lavora insieme al padre , dal quale ha imparato il mestiere. «Voglio sensibilizzare le persone su cosa vuol dire essere un artigiano. Non lo voglio fare per me, ma per tutta la categoria – dice Disma – Se un bravo artigiano riesce a svolgere un lavoro in dieci minuti non è perché è una cosa da niente, ma perché ha maturato l’esperienza che gli permette di eseguire velocemente il lavoro». E poi, si domanda Disma: «Perché una persona al supermercato accetta i prezzi senza polemizzare, mentre da un artigiano si pretende sempre uno sconto?».

Un artigiano che lavora a diretto contatto con il pubblico deve avere tanta pazienza, questo si sa. In più, il calzolaio Antonio ha anche buon cuore, e lo ha dimostrato, per esempio, qualche anno fa, accogliendo tutti i giorni il clochard Mario, facendolo sentire a casa nella sua bottega, e tenendo in custodia alcuni dei suoi averi. In molti casi, però, il cliente pensa che l’artigiano voglia fare solo i propri interessi. «Mi ha dato molto fastidio quando un nostro cliente, non accettando un prezzo che gli abbiamo fatto per una risuolatura, ha persino intimato di chiamare la finanza ed è andato via dicendo che sarebbe andato a cercare una persona più umana» dice Disma, citando un fatto accaduto alcuni giorni fa.

Disma racconta che a quel cliente, la prima volta, per la risuolatura, era stato fatto un prezzo di favore. Ad arrivare sul banco del calzolaio, infatti, erano state le scarpe di un ragazzo con problemi di deambulazione, che si rovinano sempre in alcuni punti. Disma racconta: «Abbiamo modificato quelle scarpe sulla base delle esigenze del ragazzo, facendo il prezzo di favore di 20 euro. Chiedendo però al padre di riportarci quelle calzature prima che la suola si consumasse del tutto,

in modo che fosse più facile risuolarle e contenere il costo dell’intervento. Il padre però ha aspettato l’ultimo momento per venire in bottega, quando ormai era impossibile fare un prezzo inferiore ai 35 euro e anzi, a guardar bene, considerando il materiale e la manodopera, il prezzo di quell’intervento sarebbe dovuto essere di 50 euro». «Vista la reazione del cliente, mi sono consultato con alcuni colleghi e tutti mi hanno detto che 35 euro è una cifra del tutto ragionevole per il lavoro svolto – continua Disma – C’è l’errata convinzione che chi ha un’attività faccia “la bella vita”, ma nessuno considera che la maggior parte del ricavo va in tasse, accise, affitti, varie utenze del negozio. Di quei 35 euro, a me ne rimangono 10, non di più».

Disma non ha paura di far conoscere il parere insoddisfatto del suo cliente, anzi, pensa che quel messaggio sia un buon modo per far partire la rivoluzione culturale. «Non ho nulla da nascondere, sono una persona normalissima, che passa gran parte del tempo a lavorare e ad imparare e che non fa la “bella vita”. Ho scelto il mio lavoro perché ci credo. Artigiani si diventa impiegando tempo e passione e anche sostenendo molte spese. Vorrei che i clienti lo capissero, e comprendessero che fare l’artigiano non è un hobby, ma un lavoro vero, che per esistere deve essere retribuito il giusto».