Maroni e Marantelli a confronto sul Referendum

Il governatore della Lombardia e il deputato del Pd protagonisti del dibattito ieri sera al Circolobizzozero

Due “giganti” della politica varesina a confronto. La discussione sul Referendum è approdata ieri sera al Circolobizzozero, con protagonisti il governatore della Lombardia Roberto Maroni e il deputato del Pd Daniele Marantelli. L’incontro, organizzato da tre giovani attivi nel quartiere, Fabio Laudi, Davide Quadri e Giacomo Tamborini, ha visto come moderatore Raffaele Coppola, fondatore del giornale online di quartiere Bizzozero.Net.

A lui il compito di introdurre gli ospiti e fare loro le domande preparate dagli organizzatori, per approfondire, attraverso le visioni opposte sulla Riforma dei due politici, tutti i risvolti legati al cambiamenti della Costituzione che il governo Renzi sottoporrà, il prossimo 4 dicembre, al voto degli italiani.

Lo scontro tra i due, portato avanti con grande fair play, vista anche la nota e lunga amicizia che li lega, si è da subito concentrato sul terreno delle autonomie.

Il governatore Maroni ha criticato l’abolizione delle Province, «che la Legge Delrio non ha eliminato, ma ha trasformato in enti di secondo livello, non più eletti dal popolo sovrano, ma dai sindaci e dai consiglieri comunali. Le Province hanno compiti importanti per il territorio, come la manutenzione delle strade». Quindi l’affondo sulla questione delle autonomie, «perché noi siamo a favore delle riforme, ma non se queste ci fanno tornare 50 anni indietro, come in questo caso, in un’ottica contraria al federalismo».

Di diverso avviso Marantelli, il quale sottolinea come «non dobbiamo confondere federalismo con regionalismo, dal momento che è di questo che stiamo parlando. La Riforma, anzi, rappresenterà un’importante occasione proprio per le regioni virtuose come la Lombardia. Gli enti che avranno i conti i ordine, come nel nostro caso, potranno infatti chiedere e ottenere maggiore autonomia. Al contrario di quelle regioni, come la Basilicata e il Molise, che si dedicano a politiche tutt’altro che incentrate alla virtuosità. Il caso più lampante è quello dell’apertura di sedi di rappresentanza di alcune regioni in giro per il mondo, che non servono affatto ad aumentare e promuovere il turismo, quanto forse a far fare “turismo” ai consiglieri regionali. La Riforma vuole ridurre gli sprechi ed andare ad eliminare proprio problemi come questo».