Prof Antonella. La voce e il volto della poesia civile a Varese

È uscita in questi giorni, edito da abrigliasciolta, la raccolta “Dodici Luoghi Comuni” di Visconti

La poesia di Antonella Visconti rappresenta l’anima del poeta che si apre al mondo. L’artista che rifiuta di chiudersi in un idillio, che va tra la gente e porta lì la sua parola. Dove deve stare. Tra le persone, affinché venga colta. Per essere comunicata e non rimanere avulsa e astratta in un circolo ristretto.

Forse Visconti è stata influenzata dal suo essere insegnante, forse, anzi probabilmente, sarebbe stato così anche se la sua professione fosse stata diversa. Ma l’essere insegnante fornisce per forza una visione delle cose molto particolare. La necessità di trasmettere qualcosa alle generazioni che si incontrano sui banchi di scuola.

Ed è qui che entra in gioco l’impegno civile che contraddistingue la poesia della Visconti. Una vera e propria “colonna portante” della carovana dei versi-poesia in azione della casa editrice abrigliasciolta, di Ombretta Diaferia e Sandro Gianni. Ed è proprio Diaferia che introduce, nell’incubAzione, la nuova raccolta della poetessa.

«È sempre una questione di metro: l’endecasillabo scandisce il ritmo della vita – scrive l’editrice – È ciò su cui ci misuriamo, Antonella Visconti e io. Lei sostiene il mio colloquiare sia cadenzato da undici sillabe. Forse non ha proprio tutti i torti. Uno dei primi versi, che fuoriuscirono dalla mia testa e, quindi, dalla mia penna (perché siamo donne del secolo breve che amano scrivere con la stilografica!), però, era un novenario: “io sono fatta degli altri”.

È l’unico, nei suoi trentasei anni di permanenza su questo globoterracqueo a condurre le mie azioni e i miei pensieri quotidiani, il solo preservato dall’ossessivo labor limae. Anche quelli introduttivi questa plaquette per il genetliaco di Antonella, ritmata dai suoi componimenti più performati con|per|da abrigliasciolta. Quel novenario, che accompagna la mia vita, sgorgò proprio al principio degli studi superiori, sudati nel liceo frequentato da co|scritte: lei in una sezione prestigiosa, che vantava un professore come Silvio Raffo, nostro comune padre in spoken word, io in una sezione più bassa, che il classico apriva dalla fine degli anni Settanta, in epoca di socialismo quasi reale, anche a popolane come me, sicuramente poco rappresentative della classe dirigente del futuro. Ignare, allora, entrambe, che quel futuro ci sarebbe stato scippato dalle due generazione precedenti, quelle dei fratelli dell’individualismo imperante oggi. Il nostro futuro è passato.

Forse è per questo che la nostra azione culturale si è inconsapevolmente orientata verso la collettivizzazione quotidiana: sebbene nel nostro cinquantesimo anno di vita, con trentasei di conoscenza, son solo otto quelli di “ars amandi” comune con tal sorella in parola».

Il percorso poetico di Antonella Visconti si intreccia ad abrigliasciolta e prosegue arricchendo il pubblico non solo varesino, ma sempre più ampio, che segue quest’esperienza culturale.

«Oggi pratichiamo “poesia in azione”, sparsa con il collettivo carovana dei versi – poesia in azione, nato nel 2004 come progetto pilota abrigliasciolta e di cui la prof è colonna portante, imprescindibile motore per le nuove generAzioni, che spesso giungono dalle sue classi o dalle sue crew teatrali. I fratelli si inchinino, a questo punto. Pratica parola in ogni forma e la somministra con maestria, attivamente e quotidianamente, orale e scritta, drammatizzata e performata, sempre rigorosamente scandita da un ritmo degno di una notazione musicale. Spesso spontaneo. È sempre una questione di misura: la quantità, di cui riempie la sua parola, restituisce la vitale qualità del pensiero in azione».