Rosati al contrattacco, e va in udienza a Varese il versamento dell’Iva

L’ex presidente del Varese 1910: ritardi, ma si pagò. Secondo la difesa nessuna implicazione del patron nei conti che hanno portato la società al baratro

alla riscossa: tutta la parte di indagine relativa ai rapporti con l’Agenzia delle entrate è stata giudicata inammissibile dal gup di Milano. Non solo: Rosati a maggio sarà in udienza davanti ai giudici del tribunale di Varese per contestare l’accusa di un mancato versamento dell’Iva in qualità di presidente del Varese 1910, oggi in fallimento. L’Iva, secondo Rosati, fu versata. In ritardo ma il versamento avvenne: non ci fu nessuna omissione. Non ci sarebbe nessuna implicazione, dunque, per l’ex patron nei conti disastrosi che hanno portato la vecchia società calcistica al baratro.

A Milano Rosati, con l’ex ad del Varese 1910 è accusato di aver dato vita a una ragnatela di cooperative che faceva capo al consorzio “Expojob”, che secondo la Procura di Milano avrebbe evaso 63 milioni di tributi, grazie all’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. In sostanza, l’accusa – a vario titolo – è di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale.

Le indagini del Nucleo tributario della Guardia di Finanza, coordinate dal pm , hanno portato al sequestro preventivo di beni che ammonterebbero a qualche milione di euro e ricostruito la catena di comando del consorzio, diventato nel frattempo una spa specializzata nella gestione di insediamenti logistici ed industriali. Secondo l’accusa, il dominus del sistema era Rosati., legale di Rosati, ha presentato una lunga serie di eccezioni. Che il gup ha parzialmente accolto. «È stata giudicata inammissibile tutta la parte di indagine relativa ai rapporti con l’agenzia

delle entrate – spiega Amirante – I capi di imputazione resteranno immutati, ma il fatto che parte dell’attività di inchiesta sia stata giudicata non ammissibile in sede processuale, e parliamo di una rilevante parte delle indagini, non è poca cosa». Amirante aveva contestato una gestione “allegra” degli atti da parte degli inquirenti. Con parte delle carte consegnate in grave ritardo ai difensori e parte degli atti mai pervenuti agli stessi.

Amirante aveva ravvisato «un impedimento al diritto alla difesa» e il gup milanese gli ha dato in parte ragione. Gup che ha rigettato, però, l’eccezione di non ammissibilità in relazione alle intercettazioni, che qualora accolta, avrebbe fatto molta differenza in particolare anche per , varesino ed ex calciatore, la cui posizione piuttosto sfumata rispetto a quella di Rosati, avrebbe visto un ridimensionamento assoluto.