Sempre più Unioni civili a Varese

Diritti gay. Le coppie omosessuali che si rivolgono agli uffici continuano a crescere. Soprattutto uomini

Sempre più unioni civili a Palazzo Estense. Ormai non passa settimana che in Comune non venga stipulata una unione civile. L’istituto giuridico viene formalizzato nel 90 per cento dei casi negli uffici, lontano dai riflettori, con i testimoni, ma senza una vera e propria cerimonia.

A unirsi civilmente sono soprattutto uomini. Poche le donne che fanno il grande passo, anche se proprio ieri una coppia di signore ha formalizzato l’unione. Recentemente sono arrivate richieste anche dall’estero: ci sono infatti varesini che si sono sposati (il termine è corretto, perché in alcuni Paesi il matrimonio tra persone dello stesso sesso è possibile) e che vogliono far trascrivere l’atto anche a Palazzo Estense, che ovviamente dovrà tradurre il matrimonio in unione civile.

La richiesta, quindi, vola. Ma le unioni civili si scontrano con una carenza normativa perché manca ancora una parte del decreto attuativo (l’approvazione finale sarebbe dovuta avvenire il 5 dicembre, ma la crisi di Governo ha fatto slittare il punto al 5 marzo).

Non bisogna fraintendere: le unioni civili già proclamate sono valide in tutto e per tutto, anche se l’iter che porterà all’approvazione della legge è ancora in corso.

Ripercorrendone i passi: era l’11 maggio scorso quando è stata approvata in Parlamento la legge Cirinnà, che ha riconosciuto le unioni civili alle coppie gay e le convivenze alle coppie di fatto. La legge è entrata in vigore a giugno, approvando le convivenze di fatto. Ad agosto è poi arrivato il decreto che regola le unioni civili.

Ancora oggi, però, manca un decreto attuativo che regoli in modo specifico i passaggi nei quali vi è differenza tra unione civile e matrimonio.

E’ vero, infatti, che matrimonio e unione civile che sono due istituti identici (a parte il richiamo alla fedeltà). Ma ci sono delle differenze. L’unione civile, per esempio, consente alla coppia di tenere il cognome di uno dei due coniugi, ma – a differenza del matrimonio – prevede anche che chi rinuncia al proprio cognome lo possa anteporre o posporre a quello scelto per entrambi.

L’unione civile, inoltre, sempre a differenza del matrimonio, può essere stipulata dal sindaco o da un ufficiale di stato (non da un consigliere o da un cittadino delegato).

Ci sono comuni grandi, come Milano, che fanno eccezioni a questo punto sapendo che il decreto colmerà la lacuna. Ma Varese si attiene alla norma. Ad oggi, oltre agli addetti impiegati all’ufficio anagrafe, hanno celebrato le unioni civili solo il sindaco Davide Galimberti e il vice sindaco Daniele Zanzi. Non ultimo, il regolamento comunale dei matrimoni del comune di Varese non è ancora stato formalmente applicato alle unioni civili. E questo nonostante le unioni civili, a Varese, vengano celebrate nelle stesse sale dei matrimoni, cosa che non avviene ovunque. A Trieste, per esempio, come riportato dal quotidiano Il Piccolo, le unioni civili avvengono nella «sala divorzi».

«È positivo che vengano celebrate tante unioni civili, è la conferma che la legge serviva – commenta Giovanni Boschini, presidente dell’Arcigay di Varese – Spero che a livello comunale continui ad esserci la stessa parità di trattamento tra unioni civili e matrimoni e che il comune si attivi velocemente ad aggiornare il regolamento comunale sui matrimoni. Abbiamo chiesto a luglio anche l’ingresso del comune nella rete nazionale anti discriminazione per l’orientamento sessuale, ma il procedimento va avanti lentamente. Spero in una accelerazione».n