Uffici postali. Il Tar fa sperare gli sportelli dei piccoli paesi

La battaglia - Servizio fondamentale

Si potrebbe aprire uno spiraglio per la riapertura degli uffici postali della provincia di Varese chiusi lo scorso anno a seguito del piano di razionalizzazione voluto da Poste Italiane?
Dall’azienda nessuna presa di posizione ufficiale, ma le notizie in arrivo dalla Toscana, dove il Tar ha accolto una serie di ricorsi presentati dai piccoli Comuni che si sono visti chiudere l’ufficio postale in paese, potrebbero rinvigorire la speranza anche dei paesi del Varesotto colpiti dal piano di razionalizzazione.

/> Nel Varesotto si tratta dei Comuni di Bolladello di Cairate, Brenno Useria di Arcisate, Corgeno di Vergiate, Lavena Ponte Tresa, Gazzada Schianno e Caldana di Cocquio Trevisago. Poste Italiane avrebbe deciso di congelare il piano industriale che prevedeva, in cinque anni, la chiusura di 455 uffici considerati “non economici” e la riduzione di orario per altri 609, il tutto ovviamente a livello nazionale. Lo stop però, potrebbe riguardare soltanto le future chiusure e razionalizzazioni d’orario e quindi ciò che ormai è stato deciso sarebbe confermato.

Il Comune di Vergiate ad esempio ha fatto ricorso al Tar, ottenendo per un paio di mesi la sospensiva che ha consentito la momentanea riapertura dello sportello di Corgeno, ma la sentenza ancora non c’è stata. Cocquio Trevisago ha fatto una scelta diversa; anziché ricorrere al Tribunale amministrativo, la giunta comunale ha optato per un ricorso al Capo dello Stato, ma anche in questo caso si è ancora in attesa di una risposta dal Quirinale. «Le notizie che arrivano dalle altre regioni sembrano essere incoraggianti – commenta il vicesindaco di Cocquio Trevisago , che sta seguendo sin dall’inizio il problema poste – finora non ci sono giunte comunicazioni ufficiali, ma noi continuiamo a lottare per la riapertura dello sportello di Caldana che è un servizio fondamentale per la frazione, in particolare per gli anziani».
I Comuni che hanno deciso di fare ricorso contro la chiusura hanno puntato sul fatto che essendo Poste un’azienda a maggioranza pubblica, non può essere interrotto un servizio pubblico come quello postale, anche se si tratta di un business in perdita. Resta da vedere se la “retromarcia” di Poste Italiane, dopo alcune sentenze dei Tar, sia proiettata verso il futuro o riguardi anche le chiusure e le riorganizzazioni decise lo scorso anno; i sei Comuni della provincia di Varese coinvolti, incrociano le dita e sperano se non altro di tornare al tavolo della trattativa, spuntando almeno una riapertura parziale.