Varese ricorda il Beato Daverio. Con un’icona realizzata da Ionescu

Una settimana ricca di eventi per commemorare il martirio del frate di Bosto

Si sono concluse domenica a Bosto le celebrazioni intorno alla figura del Beato Gaspare Daverio, il martire che perì assieme ai confratelli del convento di Santa Maria della Neve nell’eccidio del 15 febbraio del 1611 a Praga, nel concitato periodo che preluse alla guerra dei trent’anni (1618-38). Una settimana intensa, che ha gettato i semi di un gemellaggio fra due città che la storia ha avvicinato in più di un’occasione lungo tutto il secondo millennio: Varese e Praga. A suggellare l’intesa, al termine della Messa solenne concelebrata nella chiesa parrocchiale di san Michele da Monsignor Luigi Panighetti, padre Petr Regalat Benes e padre Elias Tomas Paseka del cenobio praghese, la reciproca promessa di sostegno in nome dell’unità dei popoli europei del sindaco Davide Galimberti e del console onorario della Repubblica Ceca a Milano, Giorgio Franco Aletti.

Una domenica particolare, a suggello di una settimana iniziata con l’arrivo dei padri francescani dalla capitale ceca, a testimoniare la beatificazione dei 14 martiri avvenuta il 13 ottobre 2012, in un processo apertosi e richiusosi innumerevoli volte a partire dal 1674: è solo grazie alla volontà ed agli studi di una vita di padre Petr, fra i giovani e ferventi promotori della causa alla metà degli anni Novanta, che si giunge all’insperata meta cinque anni or sono per mano di Benedetto XVI.

Da quel momento iniziano ad arrivare segnali a Bosto: viene richiesto da Santa Maria della Neve un documento che provi che il beato Gaspare Daverio sia effettivamente passato dall’antico borgo varesino. Una grande sorpresa per Enrico Marocchi, presidente degli olivicoltori e fervente studioso di storia bostese, e l’amico e allora parroco don Pietro Giola, che inoltrano la richiesta all’archivio di San Vittore: viene prodotto l’atto di battesimo datato 27 ottobre 1584, da cui l’avvio delle ricerche storiche intorno ad una figura praticamente sconosciuta fino ad allora ma che si confermerà straordinariamente significativa per la storia della comunità e dei suoi legami con il francescanesimo d’oltralpe, e che è culminato con l’intensa settimana di studi, visite e gemellaggi con le altre due parrocchie lombarde legate ai martiri della defenestrazione del 1611, oltre che con le romite di Santa Maria del Monte, fondatrici della chiesa parrocchiale di Bosto.

Una grande festa, quella di domenica, iniziata con la presentazione della splendida icona raffigurante il beato realizzata dalla sapiente mano di Aurel Ionescu: un quadro collocato in sant’Imerio accanto a quelli del santo pellegrino e del beato Piccinelli – prozio del Daverio, l’uomo più dotto del suo secolo in quel di Varese e ministro della provincia francescana di Austria, Boemia e Ungheria a partire dal 1454 – e donato alla parrocchia da Paolo Musajo Somma in ricordo del padre Francesco Paolo, ex assessore alla cultura di Varese. Lo stesso Musajo, con le reliquie del beato da lui ritrovate in rete assieme a quelle giunte direttamente da Praga, ha condotto assieme al figlio Tommaso la processione fino a san Michele, essendo stato il promotore del gemellaggio con Santa Maria della Neve. Un evento, quello legato alla ritrovata figura del Daverio, come ha ricordato Monsignor Panighetti nell’omelia, che ha fornito un nuovo, prezioso tassello nel percorso della testimonianza della fede nella comunità bostese e varesina tutta e che ha permesso di comprendere a pieno il valore dell’esempio storico e documentario intorno alle figure significative per la meditazione intorno alla nostra identità sociale e cristiana.