Vicini a Zazà fino all’ultimo. «Addio, pompiere buono»

Il dolore - Il feretro del vigile del fuoco scomparso a 44 anni trasportato sull’autoscala avvolto nel tricolore. Più di 1.500 persone si sono strette attorno alla moglie e ai tre figli: 250 le divise presenti Picchetto d’onore, il silenzio
e

Ieri l’ultimo saluto al pompiere gentile: “Ciao Zazà, sarai sempre nei nostri cuori”. Alle 14 l’intero rione di San Fermo si è fermato per rendere omaggio a, per tutti Zazà, il vigile del fuoco in servizio al comando provincia di Varese, scomparso all’improvviso martedì scorso a soli 44 anni.
E alle 14 la chiesa del Cristo Re del rione dove Zazà è nato e cresciuto e dove viveva con la moglie Monica e i tre figli si è

riempita sino a traboccare. Un migliaio di persone si sono ritrovate sul sagrato, nella piazzetta, sino all’inizio della salita che porta al luogo raccolto.
La scomparsa di Roberto ha spezzato il cuori di tanti: i familiari, gli amici e i colleghi. Alle esequie erano presenti almeno 250 vigili del fuoco tutti in divisa: oltre ai colleghi del comando provinciale di Varese, a San Fermo sono arrivati pompieri da Milano, da Bergamo e dal Veneto. Il feretro, avvolto nel Tricolore, sul quale sono stati appoggiati il casco e l’ascia di Zazà, è arrivato in chiesa trasportato dall’autoscala dei vigili del fuoco.
«All’oratorio da bambino lo chiamavano pane – ha detto don , parroco di San Fermo – Per la sua disponibilità ad aiutare sempre gli altri». Roberto buono come il pane, generoso sempre. Sia quando indossava la divisa, che quando tornava a San Fermo, dalla sua famiglia, dagli amici di sempre.
«Sono felice – ha detto la moglie prima della benedizione – del tempo che ho potuto trascorrere insieme a te. Sono felice e onorata di aver amato un uomo come te, di averti vissuto accanto».
Per Zazà sono arrivati i messaggi degli amici del Cai, era un grande appassionato di montagna e nel Corpo faceva parte degli specialisti del Saf, quattro dei quali, ieri, erano disposti intorno al feretro: un picchetto d’onore, quello per Zanella, sentito e non formale. Emanuele, il fratello del pompiere gentile, ha riassunto il pensiero di tutti: «Non ti dimenticheremo mai. Sei qui con noi». E il ricordo dei colleghi ha lasciato gli occhi lucidi a uomini che ogni giorno hanno la forza di rischiare la vita: «Utile, professionale e preciso, nulla cancellerà il suo ricordo che vive dentro di noi. Uno spazio che ha ritagliato dentro ad ognuno di noi», hanno scritto. E un elogio per l’estrema professionalità è stato letto a nome del comandante provinciale.
Una cerimonia, quella celebrata ieri, che per ciascuno dei presenti era così personale, sentita, da impedire a qualcuno di reggere l’ondata di emozioni: tre persone hanno accusato un leggero malore durante la funzione. Durante le esequie un collega di Roberto ha suonato il silenzio fuori ordinanza, mentre nell’aria vibravano le parole della preghiera del vigile del fuoco: “Iddio, che illumini i cieli e colmi gli abissi, arda nei nostri petti, perpetua, la fiamma del sacrificio”.
“Fa più ardente della fiamma il sangue che scorre nelle vene, vermiglio come un canto di vittoria. Quando la sirena urla per le vie della città, ascolta il palpito dei nostri cuori votati alla rinuncia”.
“Quando a gara con le aquile verso Te saliamo, ci sorregga la Tua mano piagata. Quando l’incendio, irresistibile avvampa, bruci il male che si annida nelle case degli uomini, non la ricchezza che accresce la potenza della Patria”. Un lungo applauso ha accolto l’uscita del feretro dalla chiesa, mentre risuonavano le sirene.