10 domande al signor Imborgia

Scritte dal direttore, Andrea Confalonieri

Antonino Imborgia (Ninni per gli amici, quindi non per noi: lo sa anche lui, lo sanno tutti) parla a nuora perché suocera intenda. E così scrive una lettera aperta piena di aria fritta agli amici invece di affrontare apertamente i suoi nemici, ovvero gente come noi, la famosa “informazione in alcuni casi faziosa e poco costruttiva” da lui citata. La stessa informazione faziosa e poco costruttiva che dieci anni fa girava tutti i campetti dei dilettanti dedicando due pagine al Varese invece dello spazio che gli regalava quella indipendente e libera,

cioè due righe sotto il Gavirate o la Rhodense nell’inserto del lunedì, o una breve nell’angolo più nascosto delle due pagine di Pro Patria (ma non era certo colpa della Pro Patria). Rosati, per dire, un giorno alzò il telefono urlando: «Da oggi voi della Provincia parlate solo con me, anche cento volte al giorno, e con nessun altro del Varese. Così impariamo a capirci». Una geniale forma di rispettosa crudeltà.

Inutile replicare all’aria fritta, ma colui che entrerà nella storia per avere smontato al mercato di gennaio l’attacco del Varese (perfino Petkovic ha venduto!), un attacco che era già il punto debole della squadra, condannando di fatto la squadra di Bettinelli a sicura agonia, non merita di andarsene avendo l’ultima parola. E così la stampa faziosa lo saluta con le domande che tutti i tifosi del Varese si stanno facendo.

1) È vero che in cambio del milione di euro versato al Varese ha avuto in gestione (lui o le persone per cui lavora) i cartellini dei pochissimi giocatori biancorossi che ancora possono avere mercato, depauperando così il patrimonio tecnico di una società già spolpata?

2) Chi ha aperto le porte della società a Imborgia e chi, come, quando e perché l’ha poi costretto a dimettersi?

3) Chi ha proferito alla chiusura del mercato invernale parole come «se il Varese va giù il colpevole sarò stato io e avrete avuto ragione voi a criticarmi»?

4) E chi ha detto, sempre a fine trattative, che «prima di tutto il Varese deve pagare i suoi dipendenti» se gli stessi dipendenti non hanno visto un euro per mesi e mesi?

5) Chi ha dato il milione che Imborgia ha messo nel Varese, perché e con quale fine? Beneficienza? Amore? Passione?

6) Chi ha preso Dionigi e il suo staff di quattro persone, oltre a nove giocatori nove, e quanto pesano nel bilancio disastrato della società? Non bastava risparmiare su tutta questa marea di arrivi per l’unico che sarebbe servito e che avrebbe salvato la squadra?

7) Cosa hanno o potrebbero avere in comune Imborgia, Piacenza, Parma e Varese?

8) Perché chi ha da dire con la Provincia non lo dice direttamente a noi e invece lo fa tramite terzi o non lo fa proprio?

9) Cosa ce ne facciamo delle scuse di Imborgia se il Varese retrocede? Non basterebbero tutte le scuse del mondo.

10) È ancora possibile in questa città fare domande scomode, non adeguarsi, uscire dal coro, cercare la verità e ascoltare soltanto il cuore della gente?