VARESE Successi ne hanno collezionati ovunque nel mondo partendo da Bizzarone, loro città natale.
Con quello stile semplice di chi ama il rock e sa come usarlo. I “7grani” – i fratelli Mauro alla chitarra, Fabrizio alla voce, tastiere e chitarra e Flavio al basso – ritornano a far parlare di loro. Senza perdersi nel gossip, nelle strade chiuse della critica gratuita o del trash musicale.
Così eccoli con il brano-tormentone “Libera la sedia”. Un motivetto “anti
casta”, certo sulla linea del populismo contemporaneo, ma gradevole e tonificante. Soprattutto in momenti di crisi.
Come nasce l’dea? «Quando abbiamo letto che esisteva una campagna “#liberalasedia” dedicata a Formigoni, abbiamo immediatamente pensato che fosse un ritornello perfetto per un canzone», fa sapere Mauro dei “7grani”. «Il resto è venuto da sé – prosegue il chitarrista.
Abitiamo sul confine tra Italia e Svizzera, quindi siamo abituati a vedere gli italiani passare il confine. Il problema è che prima ci dicevano di studiare per non dover emigrare, ora di studiare per poter emigrare!». La canzone spicca il volo, grazie anche a quell’attenzione per il sociale che caratterizza la band dal 2003, anno della sua costituzione. E grazie ad un testo che ha ben poco di poetico ma tanta verve comunicativa.
Costruito sull’urgenza di trovare un riparo dalla “casta” e sull’invito di liberare quella sedia – o, meglio ancora, le sedie – per lasciare spazio al rinnovamento senza incappare nei vizi del passato.
Così “se ne vanno gli scienziati / i maccheroni e i laureati / Se ne vanno pure i santi / Pure i santi dalle processioni”, cantano i tre fratelli. C’è spazio per tutti: gli architetti, la pizza e gli spaghetti. Il Rinascimento e il mandolino. Dante “con lo yacht sull’Acheronte”. E se ne vanno anche “i camionisti / con un carico d’artisti”. Fotografia istantanea di un Paese nel quale “restano soltanto / gli amici dei briganti…i mariti delle amanti…i furbetti del quartiere…e i tg che leccano il sedere”.
La band, insomma, non le manda a dire: tra politici e mignotte, tra bugiardi e una Storia – quella italiana – tutta da salvare, i “7grani” chiedono di “liberare la sedia” perché “è finita la commedia / e libera la sedia / che per noi non è una tragedia”.
Il ritmo trascina e incalza, la melodia è immediata, l’arrangiamento minimale ma riuscito. D’altronde, la band non è nuova a prese di posizione scomode e dichiaratamente “politiche”, perché ci «piace mettere un senso in quello che facciamo», dicono.
E questo li ha portati dritti al Quirinale, dove il Presidente Giorgio Napolitano li ha elogiati per il brano “Neve diventeremo”: ispirato al partigiano Rado Zuccon deportato nel campo di concentramento nazista di Buchenwald.
s.bartolini
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