Le famiglie non hanno soldi E i nidi perdono i bambini

VARESE Niente più liste di attesa per i nidi comunali che rimangono parzialmente vuoti: su 308 posti disponibili attualmente si contano solo 253 iscritti, tanto che le graduatorie sono state riaperte. Colpa dei tempi che cambiano, delle nuove regole e soprattutto della crisi che continua a mordere anche la ricca e operosa Varese.I bambini non mancano, lo dicono i dati delle nascite registrate all’ospedale Del Ponte, dove il numero dei parti ormai si aggira attorno ai dieci nuovi bebé al giorno, in pratica uno ogni due ore e quest’anno sembra ancora più prolifico di quello precedente. A mancare invece sono i soldi. E per i nidi ne servono tanti, anche quelli comunali: una frequenza completa al nido può costare fino a 600 euro al mese e bastano due redditi da mille euro al mese e una casa di proprietà per sfondare quota 400 euro mensili, in pratica un quarto del reddito familiare.Un lusso, anche secondo il governo Monti che ha inserito la retta dei nidi tra gli indicatori del redditometro assieme a barche, suv e case di villeggiatura. Così la scelta del nido per mamme e papà lavoratori non è più così scontata. Tornano in gran rispolvero i nonni, per chi ha la fortuna di averli vicino, in forze e soprattutto già in pensione. Altrimenti è un fiorire di salti mortali, baby sitter a basto costo e definitiva rinuncia al lavoro per le neo mamme. Un salto all’indietro nel tempo.Solo qualche anno fa il Comune

aveva il problema opposto di liste di attesa troppo lunghe per i nidi, con 20 – 30, persino 50 bambini in coda, ed era stato costretto a stringere convenzioni con alcuni nidi privati cui riservava dei posti, pagando la differenza di retta per i piccoli in graduatoria. «Già l’anno scorso ci siamo resi conto che i nostri 300 posti ormai sono più che sufficienti a coprire la domanda e così non abbiamo rinnovato le convenzioni con i privati», racconta il dirigente dei servizi educativi Giuseppe D’Amanzio. La situazione è cambiata al punto che Varese ha anche il “posto” per ospitare, nel nido di Calcinate, la domanda in arrivo da Casciago, comune che ha preferito chiudere il nido e stringere una convenzione con Varese cui paga un’educatrice in cambio dell’accesso dei suoi bimbi nelle strutture della città giardino al prezzo “da residenti” (di regola le famiglie non residenti accedono  al servizio solo in coda e pagando la retta massima). C’è da dire che con la riforma Gelmini molte scuole materne hanno aperto le sezioni primavera, cui è possibile iscrivere i bambini al compimento del secondo anno, pagando rette che sono meno della metà rispetto a quelle dei nidi. Sta di fatto che in mancanza di liste di attesa (ci sono un paio di bambini in coda, ma sono quelli che non accettano di essere inseriti in un nido diverso da quello scelto) il Comune ha riaperto le iscrizioni: c’è tempo sino al primo di ottobre.

s.bartolini

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